sabato 11 febbraio 2017

PALERMO, nuovo colpo a Messina Denaro, confiscati beni per 13 milioni a imprenditori "amici"


PALERMO, 11 febbraio - Un nuovo colpo al patrimonio riconducibile al boss latitante Matteo Messina Denaro ed alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. I carabinieri hanno confiscato beni per 13 milioni di euro a carico degli imprenditori Filippo Greco, Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi. Confiscati 108 immobili (ville, abitazioni, fabbricati), 4 società operanti nel settore dell'olivicoltura, 11 veicoli e numerosi rapporti bancari.
I tre imprenditori erano stati arrestati il 12 dicembre 2011, per concorso esterno in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni aggravata insieme ad altri indagati. Tra questi c’erano  Simone Mangiaracina, di 76 anni, e Cataldo La Rosa, di 48 anni, considerati il braccio operativo dell’anziano boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede.
Greco, Moceri e Tancredi sono stati assolti lo scorso anno dalla Corte di Appello di Palermo nel processo “Campus belli”.  L’indagine aveva messo in luce le modalità di controllo delle attività economiche e produttive del territorio da parte dell’organizzazione, riconducibile a Matteo Messina Denaro, attraverso la gestione occulta di società ed imprese in grado di monopolizzare il remunerativo mercato olivicolo.
Sono state confiscate  la società Moceri  olive e l’impresa individuale Tancredi Antonino Francesco, entrambe operanti nel settore agricolo ed olivicolo, risultate provento di attività illecite. Nel provvedimento di confisca c’è anche il patrimonio di Filippo Greco, già titolare di società immobiliari e di costruzioni nella provincia di Varese.
Tutte queste aziende sono oggi sottoposte a confisca e hanno continuato ad operare in regime di amministrazione giudiziaria, rendendosi protagoniste di iniziative per  favorire la reintroduzione nell’economia legale, grazie al coinvolgimento delle istituzioni e delle associazioni antimafia.
Attraverso un progetto avviato subito dopo il sequestro, le aziende di olio extra vergine imbottigliato dalle aziende “liberate” dal vincolo mafioso hanno veduto il i loro prodotti con un’apposita etichetta per il “consumo etico da bene sequestrato”, con il patrocinio dell’ufficio misure di prevenzione del Tribunale di Trapani e le associazioni Libera e Fai.

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