Un'auto trascinata nel torrente |
I momenti successivi alla tragedia: sotto il tendone allagato tre persone cercano di mettersi in salvo |
La bomba d'acqua è piombata sull'area con un'onda di altezza stimata in oltre 3 metri. La violenza dell'acqua ha travolto persone, suppellettili, auto, provocando smottamenti del terreno e divellendo gli alberi. Cessata l'onda d'urto, il parcheggio vicino alla sagra era ancora sommerso da due metri e mezzo d'acqua, che a fatica sono defluiti nella notte.
"Un dramma del genere - ha affermato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - deve far riflettere sull' importanza della messa in sicurezza del territorio, ma soprattutto delle politiche di prevenzione.
Le vittime sono 4 uomini: Maurizio Lot, 52 anni di Farra di Soligo, collaboratore della pro loco di Refrontolo; Luciano Stella, 50 anni , gommista di Pieve di Soligo; Giannino Breda, 67 anni di Falzè di Piave (frazione di Sernaglia della Battaglia); Fabrizio Bortolin, 48 anni, di Santa Lucia di Piave (ultimo a essere riconosciuto dopo che la moglie ne aveva denunciato la scomparsa nella notte al Commissariato di polizia di Conegliano).
Per quanto accaduto la scorsa notte nel Trevigiano, il Governo esprime il cordoglio per le vittime al presidente Zaia, ma annuncia di aver "voltato pagina. Basta inseguire e fare i 'notai' delle emergenze - è scritto sul sito di Palazzo Chigi - adesso investiamo in opere di difesa, prevenzione e sicurezza. Al via anche i 570 cantieri anti dissesto". "Quanto accaduto nel trevigiano - si legge sul sito del GOverno - è solo l'ultimo dei numerosi campanelli d'allarme che in questo inizio estate ha visto vittime e danni causati da un clima sempre più caratterizzato da fenomeni meteorologici un tempo definiti estremi e purtroppo ormai ordinari. Piangiamo altre vittime che allungano la lista dei lutti ma questo Governo, a differenza di quanto è sempre avvenuto in passato, ha scelto di chiudere la stagione che ha visto l'Italia inseguire le emergenze e iniziamo ad investire in difesa e mitigazione dei rischi, in prevenzione e sicurezza. Per questo, già nello sblocca Italia, sblocchiamo cantieri anti-dissesto investendo i primi 650 milioni non spesi da anni. Per questo è al lavoro la Struttura di missione del Governo - è scritto ancora sul sito di Palazzo Chigi - che coordina questo settore ed abbiamo già effettuato incontri con tutte le Regioni, a partire dal Veneto, per individuare le opere più urgenti da realizzare, i troppi finanziamenti dello stato mai trasformati in cantieri, anche per il patto di stabilità, e il percorso più rapido per superare i paradossali vincoli burocratici che rallentano o bloccano opere anti emergenza". "Con lo sblocca dissesto e opere idriche, mettiamo a gara entro il 2014 circa 1,1 miliardi di euro ancora non spesi per opere urgenti (650 per cantieri antidissesto e 480 milioni per l'idrico). Lo spiega Erasmo D'Angelis, capo di #italiasicura, la struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche. "Sono interventi - dice - che portano 31 mila occupati e sono già finanziati e in ritardo di anni o addirittura decenni"
Il Molinetto della Croda
Il 'Molinetto della Croda', l'antica ruota ad acqua vicino alla quale la notte scorsa si è consumato il disastro, è un raro esempio funzionante di architettura rurale del '600. Il mulino, di proprietà del Comune di Refrontolo dal 1991, visitabile a pagamento, sorge in una lunga forra, ai piedi di una cascata che alimenta la struttura, dove scorre il torrente Lierza. Nei suoi quattro secoli di storia ha ispirato scrittori, pittori e cultori dell'arte, in 'concorrenza' con la celebre villa Spada dove è ambientato il romanzo di Alberto Molesini vincitore di un Campiello, "Non tutti i bastardi sono di Vienna". E' sopravvissuto alla distruzione durante la prima Guerra Mondiale, ed è uno dei punti di maggior richiamo per quanti seguono le 'tracce' della strada del prosecco nel trevigiano. Costruito in piccole dimensioni, è stato via via ampliato per dare ospitalità anche alle famiglie dei mugnai che si sono succeduti nella struttura, perché collocato in un luogo impervio e lontano alcuni chilometri da altri abitati. Ha macinato farina per secoli sopravvivendo a due disastri naturali, nel 1941 e nel 1953, simili a quello accaduto questa notte. In pratica con l'esondazione violenta e in pochi secondi del torrente causati da 'tappi' costituiti da frane o slavine che scivolavano nel suo letto. Nel 1953, a seguito dell'ultima alluvione, venne chiuso per andare progressivamente in rovina. Acquisito dal Comune è stato interamente recuperato e reso funzionante per poter essere visitato anche a scopo didattico. Nei pressi del mulino sorgono alcune vecchie case coloniche, alcune utilizzate per l'agricoltura, altre divenute ristoranti o agriturismo. Ai piedi del mulino, un ampio piazzale era stato utilizzato in questi giorni per la 'Festa degli Omeni'. Si tratta di un appuntamento tradizionale e tutto al maschile, fatto di grigliate, vino ed allegria. Una tradizione tipica dell'arco alpino che, secondo leggenda, si perpetua il 2 agosto come 'sfregio' a Napoleone Buonaparte. Lo sfottò, sarebbe tutto nell'uso delle 'brache' da lavoro dei montanari veneti rispetto ai pantaloni attillati (fuseaux) che venivano usati dai soldati di Napoleone.
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