L'esercito controlla gli slum di Monrovia, in Liberia |
Nessuna conferma, fino ad ora, per i pochi casi sospetti in Europa, mentre sono stati intensificati i controlli, secondo i protocolli previsti dalle circolari ministeriali ed in linea con le raccomandazioni dell'Oms, che impegnano gli Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera del ministero della Salute e tutte le strutture del Ssn, coordinate dal ministero.
A temere l'arrivo di Ebola è ora l'Oriente. Il Vietnam e la Birmania stanno effettuando dei test su tre pazienti - due nigeriani ed un birmano - per verificare se hanno contratto il virus. I due nigeriani, arrivati lunedì in Vietnam dal Qatar, sono stati messi in isolamento nell'ospedale delle malattie tropicali a Ho Chi Minh City, mentre in Birmania, un uomo di 22 anni proveniente dalla Guinea, è stato ricoverato dopo essere arrivato all'aeroporto di Rangoon. Un altro caso sospetto fa preoccupare gli Usa. Un paziente di un ospedale di Sacramento, in California, è stato posto in isolamento.
Intanto in Africa si combatte con il tempo per non lasciare spazio al virus di allargare il suo raggio di azione. "Questa è la più grande epidemia di Ebola che il mondo abbia mai visto", afferma dal cuore dell'area di crisi in Sierra Leone Rob Mac Gillivray, direttore regionale per le Emergenze Umanitarie di Save the Children che spiega di temerne la diffusione fra i bambini.
In Liberia, 75mila abitanti di West Point, nella periferia occidentale di Monrovia, la capitale del Paese colpito dal virus Ebola, si sono risvegliati letteralmente 'accerchiati' da un cordone di militari e polizia, pesantemente armati. La presidente Ellen Johnson Sirleaf ha decretato il coprifuoco notturno in tutto il Paese a partire da questa sera e ha imposto la quarantena a West Point e a Dolo Town, nella provincia di Margibi, a sud della capitale, per cercare di frenare la diffusione dell'epidemia del virus Ebola.
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