sabato 27 agosto 2016

DESTINO, medico sequestrato in Libia, liberato dopo 6 mesi, annega in Sicilia


CATANIA, 26 agosto - E' morto trascinato in mare da un'onda anomala mentre era sugli scogli del porticciolo di San Giovanni Li Cuti, a Catania, Ignazio Scaravilli, il medico ortopedico di 71 anni che lo scorso anno era stato sequestrato per sei mesi in Libia. La notizia è stata confermata dal fratello dell'uomo alla polizia di Stato, intervenuta sul posto.Anche sul profilo Facebook di Ignazio Scaravilli il figlio ha postato la conferma della morte del padre: «Un saluto e un grazie a tutti, purtroppo la notizia che avete letto è vera», ha scritto. La tragedia è avvenuta nel tardo pomeriggio di oggi nel porticciolo che si trova nel capoluogo etneo. L’uomo, secondo una prima ricostruzione, era su una scaletta che porta in mare una violenta onda l’ha travolto trascinandolo in acqua. L’impatto con gli scogli di pietra lavica che caratterizzano il lungomare Ognina gli ha procurato un esteso trauma facciale e cranico che ne ha causato il decesso. Inutili i soccorsi che sono arrivati immediati da parte di amici e parenti. Ignazio Scarivilli era un appassionato del suo lavoro di chirurgo ortopedico specializzato in interventi sulla mano e riabilitazione e con la voglia di essere utile al mondo. Era partito, assieme ad altri tre colleghi siciliani, prima del Natale del 2014 per dare il proprio contributo all’ospedale di Dar Al Wafa, nella zona di Suq Talat. Dopo una ventina di giorni il sequestro. A segnalare la sua scomparsa erano stati altri medici e i suoi familiari di Catania, preoccupati per la mancanza di notizie. A rapirlo sarebbero state forze vicine al sedicente stato islamico in Libia Era stato liberato il 9 giugno del 2015 con il concorso delle autorità di Tripoli e un lungo e sotterraneo lavoro della Farnesina e dei nostri servizi d’informazione. 

Scaravilli aveva lavorato a lungo a Padova, dove aveva ancora casa in cui risiedeva con la moglie fin quando viveva nella città veneta. Nel 2014 era rientrato in Sicilia dopo avere prestato servizio per 35 anni al “Cto”, oggi noto come ospedale Sant’Antonio. Alcuni li aveva salutati al telefono prima di Natale, per gli auguri. Ad uno di loro, un anestesista, aveva confidato anche l’intenzione di partire per la Libia, chiedendogli se avesse voluto fare la stessa scelta. 

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