venerdì 8 agosto 2014

Alitalia-Etihad, ACCORDO firmato. La Procura apre un'inchiesta sui bagagli bloccati a Fiumicino


ROMA - L'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, e il ceo di Etihad, James Hogan, hanno firmato il contratto dell'accordo tra le due compagnie. 
 In mattinata l'assemblea degli azionisti di Alitalia aveva approvato l'aumento di capitale da 300 milioni di euro e dato parere favorevole all'accordo preliminare, che giovedì aveva ottenuto il via libera del cda. Un risultato giunto anche grazie alle firme di Uil, Anpac, Anpav e Avia dopo quelle di Cgil e Cisl sul contratto nazionale di settore e la riduzione del costo del lavoro. L'accordo con Etihad è subordinato all'approvazione da parte delle autorità europee.
"Ce l'abbiamo fatta, dopo un anno di lavoro tanta fatica e tante notti". Così l'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, ha commentato a caldo l'accordo con Etihad. 
"L'investimento di Etihad in Alitalia è di 1,758 miliardi di euro per ristrutturare la compagnia italiana", ha annunciato il ceo della compagnia degli Emirati Arabi Hogan illustrando l'alleanza nel corso della conferenza stampa. "Adesso in questa fase di transazione ci saranno scelte difficili da fare", per arrivare ad un'azienda che "abbia la giusta dimensione", ha aggiunto Il ceo di Etihad ha quindi spiegato che "vogliamo un'azienda più sexy, con i migliori servizi possibile. Nei prossimi tre mesi non ci sarà una vera rivoluzione ma un'evoluzione".

Intanto la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla vicenda dei bagagli bloccati a Fiumicino. Il ministro Maurizio Lupi ribadisce "tolleranza zero" verso le proteste con "scioperi bianchi o certificati di malattia falsi, che tra l'altro sarebbero un reato". 
Nel fascicolo sono destinati a confluire tutti gli esposti presentati da associazioni di utenti e di cittadini su quanto sta accadendo nell'aeroporto della Capitale e sulle ricadute delle agitazioni in atto sui singoli passeggeri e sulla collettività.
L'attenzione della Procura sarà concentrata anche sull'ipotesi dell'invio in massa di certificati medici da parte di dipendenti in stato di agitazione per giustificare l'assenza dal lavoro nel periodo caldo di ferragosto o per sottrarsi ad eventuali precettazioni. Una ipotesi, quest'ultima, che imporrebbe controlli rigorosi sui certificati medici e sulle modalità del loro rilascio per perseguire possibili abusi e falsi.

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