mercoledì 27 gennaio 2016

VIRUS ZIKA, un caso anche in Danimarca

COPENHAGEN, 27 gennaio - Una persona è risultata positiva al virus Zika in Danimarca. Lo riferisce l'agenzia Ritzau. E' il primo caso registrato nel Paese. La preoccupazione cresce anche nel resto dell'Europa, dove sono stati registrati, in Gran Bretagna, Italia e Spagna, primi casi di infezione da in persone che rientravano da viaggi nei Paesi dove è presente la zanzara Aedes, vettore dell'infezione.
La scorsa settimana erano stati segnalati tre casi di contagio dal servizio sanitario britannico. Anche il cittadino danese che ha contratto il virus aveva viaggiato in Centro e Sudamerica, secondo quanto riferito dalla radio Dr che cita fonti ospedaliere della città di Aarhus. 

Dal Sudamerica - L'infezione, trasportata dalla zanzara Aedes Aegypti, è particolarmente diffusa in Sudamerica, ma si sta estendendo nei Paesi del Centro America. Anche negli Stati Uniti si segnalano i primi quattro casi di persone che hanno contratto il virus mentre si trovavano all'estero. 

Primo caso negli Usa - E' risultato positivo al virus Zika un cittadino dell'Arkansas, come ha annunciato il dipartimento della Salute. Anche in questo caso si tratta di una persona che era stata in Brasile a maggio. 

Obama: accelerare la ricerca - La Casa Bianca ha detto che "il presidente ha posto l'accento sulla necessità che vengano accelerate le ricerche per ottenere test diagnostici piu rapidi e per sviluppare vaccini e terapie, oltre che fornire una migliore informazione".
L'Organizzazione mondiale della sanità ha fatto sapere che il virus si diffonderà rapidamente in tutto il territorio dell'America, esclusi Cile e Canada. Il virus viene trasmesso dalle zanzare ed è presente nel sangue delle persone infette. La malattia in sè non è pericolosa, ma in coincidenza con l'epidemia in Brasile e in altri Paesi si è verificato un netto aumento delle nascite di bambini affetti da microcefalia, una grave malformazione del cranio e del cervello.
L'isola caraibica di Portorico ha comunicato di aver diagnosticato la malattia in 19 persone, nessuna delle quali fortunatamente incinta, il gruppo più a rischio per le conseguenze sul nascituro. E la Colombia insieme con il Brasile, il Paese più colpito, ha decretato il primo livello di allerta con la previsione di 600.000 casi di infezione per il 2016. Ad oggi sono stati confermati 13.808 casi di cui 890 donne incinte.


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