venerdì 18 ottobre 2013

L'isola pattumiera nel paradiso delle Maldive. "E' una bomba tossica"


MALE (Maldive) - Anche in un paradiso come le Maldive, magico arcipelago dalle acque cristalline, puo' celarsi un angolo di inferno che ha le sembianze di un' isola pattumiera. E' l'atollo nero di Thilafushi, ad una sola mezz'ora di navigazione dalla capitale Malè, divenuto nel 1993, per volere del Governo locale, una vera e propria discarica di rifiuti. Gli ambientalisti di Blue Peace hanno lanciato l'allarme: l'isola è una bomba tossica che rischia di esplodere.
Thilafushi è una lingua di terra sottile immersa nell'oceano cristallino che si estende per una lunghezza di sette chilometri e una larghezza di duecento metri circa e che ogni giorno riceve via mare circa 300 tonnellate di rifiuti. Qui, a poca distanzai dal riposo dei turisti occidentali, brucia la spazzatura prodotta soprattutto nella città di Malé, uno dei luoghi più densamente popolati al mondo dove parole come riciclo o raccolta differenziata non sono ancora all'ordine del giorno. Nata come soluzione al problema dei rifiuti della sola Malé, oggi a Thilafushi arriva l'immondizia dell'intero arcipelago. Resort compresi. 
Quella che doveva essere la discarica dei soli 300mila abitanti maldiviani è diventata presto l'isola dei rifiuti più grande dell'Oceano Indiano iniziando ad accogliere anche l'immondizia prodotta dai circa 10mila turisti che ogni settimana sbarcano a Malè. Un metro quadrato al giorno: è questa l'eccezionale crescita di Rubbish Island, 

E i dati forniti da Blue Peace sono sconvolgenti: la superficie attuale di Thilafushi è pari a circa 50 ettari e si calcola che ogni turista passato alle Maldive contribuisca a generare circa tre chili e mezzo di rifiuti che finiscono dritti sull'isola dello scandalo. 
Quello che brucia a pochi metri da uno dei paradisi più ambiti dai turisti italiani, inglesi e tedeschi, che contribuiscono a rendere il terziario una delle attività principali dell'isola insieme alla pesca, ha un nome. Il fumo scuro che si alza dalla montagna di immondizia è prodotto per la maggior parte da rifiuti urbani solidi ai quali si sono aggiunti negli ultimi anni considerevoli quantità di batterie usate, amianto, piombo e rifiuti elettronici. Tutti trasportati via mare fino a Thilafushi, smistati a mano dai centocinquanta lavoratori della discarica, quasi t
utti provenienti dal Bangladesh, e bruciati negli inceneritori dell'isola formati da fosse di sabbia bonificata. 


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