sabato 18 febbraio 2017

STORIE I fenicotteri rosa di MILANO






MILANO, 18 febbraio -   È la fine del 1800. Romeo Invernizzi ha otto anni e la maestra delle elementari di Pasturo, sulle montagne di Lecco, ha convocato sua madre a un colloquio. Romeo è sempre stanco e, spesso, si addormenta durante le lezioni. La madre è mortificata, esce dal colloquio in lacrime, ma si vergogna di dire la verità.
Gli Invernizzi hanno una latteria e tutti, in famiglia, hanno un ruolo nella gestione: quello di Romeo è di alzarsi alle due di mattina per mungere le mucche.
È il 1914. Il carattere ligio, pragmatico e determinato di Romeo lo rende l’erede prediletto della latteria familiare. Apre due nuovi stabilimenti, di cui uno alle porte di Melzo, a pochi chilometri da quello del suo più grande avversario, Egidio Galbani. In meno di trent’anni, Romeo fa della latteria la seconda azienda casearia in Italia. Questo successo, la Invernizzi lo deve sia all’ottima qualità dei suoi formaggi, freschi e teneri, ma soprattutto alle idee precorritrici di Romeo. Invece di affidarsi ai nascenti guru dell’industria e della pubblicità, infatti, Romeo fonda nel 1928 il marchio familiare e crea, all’interno dell’azienda, un’agenzia pubblicitaria. Nascono, così, Susanna Tutta Panna, la mucca Carolina e il formaggino Mio. Oltre ai formaggi, le grandi passioni di Romeo Invernizzi, morto nel 2004, erano la filantropia e la natura. Lui e la moglie Enrica, trasferitisi nella villa di Corso Venezia, a Milano, invitavano spesso gli amici Rizzoli e Falck per le proiezioni cinematografiche in casa. Quella casa che si affaccia su Via dei Cappuccini e che, oggi, è abitata da una famiglia di fenicotteri. Romeo, alla villa di Corso Venezia, preferiva la tenuta di Trenzanesio, 400 ettari di terra a 12 chilometri da Milano. Enrica, invece, amava la città, sua fonte di ispirazione.A convincere Romeo a trasferirsi a Milano non fu l’insistenza della moglie, ma il viaggio dal Sudamerica di dodici fenicotteri rosa.Ancora oggi, i fenicotteri passeggiano al di là della cancellata di Villa Invernizzi. I curiosi si affollano per ammirarne l’equilibrio e scattare una foto mentre affondano il becco ricurvo nelle piume rosa. È dal 1970 che abitano in Corso Venezia 32: si sono perfettamente adattati e non sembrano intenzionati a volare via. Del resto, chi vorrebbe lasciare quella villa, perfetto esempio di liberty, con un giardino pensile dal quale si vede lo skyline milanese, il roseto di Enrica e un giardino di magnolie? Non i fenicotteri, e di certo nemmeno i 70 ricercatori a cui i coniugi Invernizzi hanno lasciato l’edificio, ora Fondazione Invernizzi.



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