domenica 19 febbraio 2017

ASSEMBLEA PD, lo scontro è frontale


ROMA, 19 FEBBRAIO - E' scontro frontale all'assemblea del Pd. Dopo il discorso di Matteo Renzi, giudicato dalla minoranza troppo duro, la strada sembra segnata. "Aspettiamo la replica, ma Renzi ha alzato un muro", dice Pier Luigi Bersani. La minoranza, fa sapere l'ex segretario, prenderà le sue decisioni dopo la replica del segretario. "È stato alzato un muro - conferma Enrico Rossi ancora più deciso - sia nel metodo che nella forma. Per noi la strada è un'altra. Sono maturi i tempi per formare una nuova area".  Dall'altra parte, c'è chi avverte sul pericolo di una separazione: per Franceschini non è il momento di dividersi, mentre Fassino e Veltroni hanno ribadito che delle idee e del supporto della minoranza il Pd ha ancora bisogno.

Bersani: "Il segretario ha alzato un muro" - Sulla questione si è espresso anche Pierluigi Bersani: "Siamo a un punto certamente delicato. Una parte pensa che si va a sbattere, e con il Pd anche l'Italia. Non diciamo abbiamo ragione per forza, vogliamo mandare a casa Renzi per forza, diciamo che vogliamo poter discutere di una urgente correzione di rotta". Anche per Bersani "il segretario ha alzato un muro" quando "ha detto si va avanti così". Questo "vuol dire fare un congresso cotto e mangiato in tre mesi dove non sarà possibile aprire discussione. Ma c'é ancora la replica da sentire". 

Zoggia: "Renzi ha avuto atteggiamento inutilmente muscolare" - Anche da un altro esponente della minoranza dem, Davide Zoggia, sono arrivate critiche a Renzi: "Davanti all'atteggiamento inutilmente muscolare del segretario e ai toni di scherno usati nei confronti di padri fondatori, le conseguenze sono già date". Nasce da qui la scelta di non presentarsi al congresso. E sulla possibilità di una scissione, Zoggia ha aggiunto: "Sarà una scelta non a cuor leggero, non è mai una scelta facile per chi ha militato per tanti anni. Noi stiamo lottando perché questo progetto possa tornare a essere vivo".

"No ricatto: per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco" - Se il senso di “democraticità” viene meno, per Epifani “è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto, ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco”. Non gli piace la parola “scissione”, e ribadisce, parlando a nome della minoranza Pd: ”Non l’avrei mai usata”. Arrivati a questo punto, per Epifani, la prima cosa da fare “è dare al governo la possibilità di finire la legislatura".
Mentre anche dalla maggioranza si dà per scontata la scelta della sinistra di uscire. "La scelta è già stata fatta - allarga le braccia Lorenzo Guerini - Peccato". 
Franceschini: "Non dividiamoci oggi" - “Non dividiamoci oggi: se vi alzate da quelle sedie, non importa quanti sarete, ma sarà una ferita per la nostra storia e per un percorso comune che abbiamo il dovere di proseguire insieme”. È questo l’appello lanciato dal ministro della Cultura Dario Franceschini per evitare la scissione.

Veltroni alla minoranza: no alla scissione - È contrario alla scissione anche Walter Veltroni che ha voluto intervenire per dire che ritiene “sbagliato quanto sta accadendo”. Poi l’appello “ai compagni e agli amici”: ”Delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”.

Fassino: "Il Pd è la casa di tutti" - Anche Piero Fassino è salito sul palco da dove ha voluto avvertire i presenti del pericolo che una scissione può comportare. “Ai compagni della minoranza dico che c’è spazio per tutti, il Pd è la casa di tutti”. Per Fassino la scissione è da escludersi: ”Tiriamola via, non usiamola più e lavoriamo a creare condizioni perché il congresso che oggi parte sia un congresso in cui ci misuriamo e discutiamo”. Per Fassino il congresso “ci sarà tra quattro mesi, perché lo statuto vincola”.

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