mercoledì 11 marzo 2015

La POLINESIA vuole un risarcimento milionario dalla FRANCIA per i suoi test nucleari

Un esperimento atomico francese sull'atollo di Mururoa nel 1971

TAHITI, 11 marzo - La Polinesia Francese è intenzionata a rivendicare un risarcimento milionario da Parigi per la sequela di test nucleari condotti dalla Francia nell'arcipelago delle piccole isole nel Pacifico meridionale, legate politicamente alla Francia.
 "Non vogliamo andare in tribunale, vogliamo raggiungere un accordo su questo difficile tema alla luce di due aspetti: l'impatto ambientale e le conseguenze per la salute della nostra popolazione", ha spiegato il portavoce dell'assemblea legislativa dei territori d'oltremare francesi, Yves Hauper, raggiunto via e-mail.




Moruroa è un atollo che fa parte dell’Arcipelago Tuamotu nella Polinesia francese, a 1250 chilometri a sud est di Tahiti. Un angolo di mondo affascinante dal punto di vista paesaggistico. Ufficialmente la Francia ha condotto qui 179 esperimenti nucleari tra il 1966 ed il 1996, di cui 41 atmosferici e 138 sotterranei. L’atollo è stato ufficialmente istituito come sito di test nucleari dalla Francia il 21 settembre 1962, mentre l’atollo di Hao, 245 miglia nautiche (450 km) a nord-ovest di Mururoa, fu scelto come base di appoggio per i test. Nonostante le obiezioni da parte di 30 membri dell’Assemblea Territoriale polinesiana, il primo test nucleare venne condotto il 2 luglio 1966, al quale fu dato il nome in codice Aldebaran.
L’armamento consisteva in una bomba nucleare di 30 chilotoni, più potente della bomba all’uranio che sconvolse Hiroshima. Greenpeace dichiarò che fu succhiata tutta l’acqua della laguna, mentre piovvero pesci e molluschi morti, contaminando l’area sino al Perù e alla Nuova Zelanda. Due anni dopo, nel 1968, fu la volta di una bomba H con potenza di mille chilotoni. Nel 1974, a seguito di pesanti pressioni internazionali, la Francia abbandonò i test atmosferici che avevano caratterizzato il primo ventennio di esperimenti, e iniziò quelli sotterranei, trivellando il terreno dell’atollo e facendo detonare il materiale nucleare, perforando in profondità nelle rocce vulcaniche sottostanti. Tale pratica creò molte polemiche per il timore diffuso che le radiazioni intrappolate nel sottosuolo potessero fuoriuscire, contaminando l’oceano e gli atolli limitrofi. Il 25 Luglio 1979, infatti, uno di questi test causò un disastro ambientale, in quanto il dispositivo rimase bloccato a metà strada del relativo pozzo trivellato. L’evento provocò una grande frana sottomarina sul bordo sud-ovest dell’atollo, generando inoltre un’enorme onda di tsunami. L’esplosione causò una crepa di 2 chilometri di lunghezza e 40 cm di larghezza. Negli anni ’90, dopo un primo stop, si decise di riprendere gli esperimenti, per consentire alla nazione francese di mettere a punto la tecnica della simulazione per poi bandire definitivamente i test. La decisione di Chirac suscitò reazioni durissime nell’area del Pacifico, ma anche nel resto del mondo. Il terreno di prova fu poi definitivamente smantellato in seguito all’ultimo test del 27 Gennaio 1996, ma l’atollo ancora oggi è custodito dalle forze francesi.

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