venerdì 5 maggio 2017

NATURA Il leopardo delle nevi, fantasma dell'Himalaya


Quella che pubblichiamo è una foto eccezionale, scattata sul’Himalaya. E’ un leopardo delle nevi, specie minacciata da una scosiderata caccia negli anni sessanta e di cui esistono non più di 5000 esemplari, sparsi nelle montagne dell’Asia. E’ un animale solitario, che va a caccia di notte e che quindi è difficile incontare. Il fotogtrafo ha avuto questa fortuna e non se lo è lasciato scappare-
Il leopardo della neve (o ghepardo delle nevi o irbis, nome scientifico Uncia uncia) è un animale simile ad un leopardo che ha il pelo più folto perché vive dove le temperature sono basse. Viene cacciato per la sua pelliccia. Ha rischiato l'estinzione negli anni '60, infatti allora si contavano 10000 esemplari, ora grazie ad una politica di salvaguardia si contano 5000 esemplari circa, che però sono spesso minacciati dai cacciatori che rivendono, presso il mercato nero, la pelle dell'irbis a prezzi elevatissimi.

Sulla lista rossa

Il Leopardo delle nevi dal 1972 è nella Lista Rossa delle Specie Minacciate, come specie in pericolo. Oggi oltre a quelli che sopravvivono liberi, nella natura, ce ne sono 600-700 negli zoo, ma guardiamo alle aree protette sparse per i Paesi già citati, appartenenti al suo habitat.
Tra queste troviamo in India il Parco nazionale del Nanda Devi e il Parco nazionale della Valle dei fiori, entrambi in Uttarakhand e patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. In Nepal invece, da ricordare c’è il Parco nazionale di Sagarmatha, anch’esso Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, in Mongolia il Leopardo delle nevi abita nel Parco Nazionale di Gobi Gurvansaikhan, nella Provincia dell’Ômnôgov’, mentre la Russia tra le aree protette ha anche la Riserva Naturale della Chakassia, situata nella Repubblica della Chakassia.
I leopardi delle nevi sono più piccoli degli altri grandi felini, ma, come in questi, le dimensioni variano molto da un esemplare all'altro; generalmente pesano 27–55 kg, ma maschi eccezionalmente sviluppati possono raggiungere i 75 kg e, al contrario, femmine particolarmente piccole possono pesare meno di 25 kg. Il corpo misura 75–130 cm di lunghezza, ai quali si aggiungono altri 80–100 cm di coda. L'altezza alla spalla è di circa 60 cm.


Vive sugli altipiani e nelle alte vallate dei principali monti dell'Asia centrale, entro i confini di Bhutan, Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Nepal, Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan.
La sua distribuzione geografica si estende dall'Hindu Kush, nella parte nord-orientale dell'Afghanistan, fino alla Cina, dove lo si trova sui rilievi montuosi dello Xinjiang, sul Pamir, nell'Altyn-Tagh e nelle regioni montuose del Gansu e del Sichuan occidentale. Abita anche nel Pakistan e nell'Himalaya meridionale: Gilgit, Hunza, Kashmir, Nepal, Sikkim, Bhutan. Vive pure sui monti del Kirghizistan, in Zungaria, sui monti Altai, attorno al lago Baikal e nella Siberia meridionale fino ai monti Saiani, al confine con la Mongolia.
Il leopardo delle nevi vive negli altopiani tra i 3350 e i 6700 m di altitudine. Gli studiosi della Snow Leopard Survival Strategy hanno cercato, malgrado le difficoltà, di fare una stima della popolazione di questo animale, valutandola sui 4080-6590 esemplari[18]. Tuttavia, si teme che gli esemplari in età riproduttiva siano meno di 2500 (2040-3295 capi, cifra pari al 50% della popolazione totale)[1].
La coda lunga un metro
Presenta un folto mantello grigiastro lievemente tinto di crema, con macchie scure e rosette irregolari. La lunga coda (80–100 cm) ha anche una funzione protettiva: nei freddi inverni himalayani il leopardo delle nevi la arrotola attorno al muso usandola come "sciarpa". Il folto e caldo mantello gli consente inoltre di sopportare temperature rigidissime, e le ampie piante dei piedi fungono da racchette per non sprofondare nella neve. Ha muso corto, fronte bombata e fosse nasali insolitamente grandi che gli consentono di respirare tranquillamente l'aria fredda e rarefatta delle alte quote[13].
Il leopardo delle nevi, sebbene abbia l'osso ioide parzialmente ossificato, non è in grado di ruggire. In passato si riteneva che questa parziale ossificazione fosse essenziale per permettere ai grandi felini di ruggire, ma nuovi studi hanno dimostrato che questa capacità è dovuta ad altri aspetti morfologici, specialmente della laringe, assenti nel leopardo delle nevi[16][17]. Tra i vocalizzi emessi da questo animale vi sono sibili, fusa, miagolii, ringhi e guaiti.

Domina le vette

Il leopardo delle nevi domina le vette dell'Himalaya ma mostra inaspettate affinità biologiche con il gatto domestico, come sostiene un nuovo studio. Nonostante il suo habitat sia attorno ai cinquemila metri, la capacità respiratoria è infatti la stessa di un felino che vive al livello del mare.
Chiunque abbia mai provato a correre anche per un breve tratto in montagna ha certamente risentito dell'effetto altitudine. Le difficoltà riscontrate da uomini e animali in quota non sono dovute alla scarsità dell'ossigeno, ma alla minore pressione dell'aria. Ogni respiro in altura apporta complessivamente meno ossigeno e meno molecole d'aria.
E se l'ossigeno non è sufficiente, i mammiferi non sviluppano sufficiente calore, non riescono a correre per inseguire una preda o sfuggire ai predatori. Per ovviare a questo problema, altri animali che abitano in altura hanno evoluto strategie di adattamento. Alcune specie hanno l'emoglobina - la proteina che trasporta l'ossigeno nel sangue - più efficiente.
I ricercatori sospettavano che anche il leopardo delle nevi avesse sviluppato lo stesso tipo di adattamento, ma una ricerca appena pubblicata su 
the Journal of Experimental Biology, rivela che non è così: questi grandi felini dimostrano anch'essi una limitata capacità respiratoria.
"Siamo rimasti molto sorpresi", ha commentato il leader del team di ricerca, 
Jan Janecka, biologo evoluzionista della Duquesne University di Pittsburgh. "Le modifiche all'emoglobina sono il mezzo più semplice sviluppato nell'evoluzione per l'adattamento alla vita alle alte quote."

Grandi altitudini, speciali attitudini
 
Janecka e i suoi colleghi si aspettavano di trovare qualche differenza tra le proprietà dell'emoglobina dei leopardi delle nevi  e quella degli altri felini. Il team di ricerca ha ottenuto e studiato campioni di sangue provenienti da grandi felini che vivono negli zoo degli Stati Uniti, come leoni, tigri, leopardi, pantere confrontandoli con campioni prelevati da leopardi delle nevi e anche da gatti domestici.
Quando gli scienziati hanno analizzato la struttura dell'emoglobina, i geni e la proteina stessa, non hanno rilevato alcuna differenza tra quella dei leopardi delle nevi e le altre specie. "Non riusciamo a capire come il leopardo delle nevi si sia adattato alla vita in altura. Il nostro studio evidenzia più domande che risposte", ha concluso Janecka.

"Un fattore sconosciuto"
 

Graham Scott, fisiologo evolutivo della McMaster University, che non ha partecipato alla ricerca, commenta che "lo studio è tecnicamente ineccepibile e condotto con le analisi disponibili allo stato dell'arte". "Ciò che affascina di questo studio è che delinea qualcosa che al momento non riusciamo a spiegare, la sorprendente capacità dei leopardi delle nevi di adattarsi alla vita in alta, altissima quota", chiosa Scott.
Secondo Janecka e il suo team, è possibile che in definitiva questi eleganti animali si limitino a respirare più intensamente per apportare l'ossigeno necessario al loro sistema circolatorio: le prossime ricerche proveranno a controllare questa ipotesi. "La selezione naturale non ha preferenze particolari", conclude Scott: "purché l'animale assuma abbastanza ossigeno, va bene qualsiasi modo".

Nessun commento:

Posta un commento