domenica 28 febbraio 2016

TRUMP cita Mussolini e i 100 giorni da pecora

Donald Trump similduce
NEW YORK, 28 febbraio - Donald Trump ha pubblicato sul suo profilo Twitter la frase "Meglio vivere un giorno da leone che cento giorni da pecora". La citazione, ritenuta erroneamente invenzione di Mussolini (la frase venne scritta su un muro di una casa di Fagarè della battaglia, frazione di San Biagio di Callalta, Treviso, il 14 giugno 1918 da Bernardo Vicario, per ordine del maggiore Carlo Rivoli e in seguito citata dal duce), è stata ritwittata dal candidato alle primarie Usa, che l'ha ripresa dall'account "ilduce2016": il profilo ha come logo una foto di Mussolini con la chioma bionda di Trump. La Rete si è indignata, ma il milionario ha sottolineato che non si è trattata di una gaffe. "Voglio essere associato a buone citazioni. Mi piaceva come suonava...", ha affermato dal canto suo in un'intervista alla Msnbc durante la quale gli è stato chiesto se voleva essere paragonato al dittatore. "Sapevo di citare Mussolini", ma era una citazione interessante. "Che differenza fa?", ha ribadito.
Trump le "spara grosse" e i repubblicani pensano al piano B: candidare Mitt Romney- Una corsa contro il tempo per quella che sembra ormai una "missione impossibile": fermare Donald Trump. Il partito repubblicano cerca di correre ai ripari - scrive il New York Times - per evitare la conquista della nomination da parte del tycoon, vista come un'ipotesi "catastrofica". 
Secondo alcune indiscrezioni, si starebbe lavorando a un piano B che include la discesa in campo di Mitt Romney nel caso in cui Marco Rubio dovesse perdere in Florida. I lavori dietro le quinte continuano: si cerca un candidato unico su cui puntare, ma la platea resta troppo frammentata con Ted Cruz e Marco Rubio che, neanche unendo i voti, sembrerebbero in grado di fermare l'ascesa di Trump. Gli sforzi finora condotti per unire il partito dietro un unico candidato sono falliti miseramente, mostrando "un vuoto nella leadership, un senso di indecisione che paralizza le decisioni e una disperazione" ai vertici del partito.

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