giovedì 21 novembre 2013

I siti Unesco italiani "pagano" bene in termini turistici in Italia

Le Dolomiti sono patrimonio dell'umanità Unesco
ROMA L’Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di siti dichiarati dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Sono 49, ben il 5% circa del totale mondiale, e ne contano anche altri quattro nella categoria dei beni “immateriali”. Un grande patrimonio collocato sul territorio di 302 comuni: quasi tutte le grandi aree urbane (Roma, Genova, Firenze, Torino, Milano e Napoli); molte città di medie dimensioni, da Pisa a Siena a Verona a Mantova; poi, un gran numero di piccoli comuni collocati in contesti di grande pregio artistico o naturalistico.
Il fatto di rientrare nel novero dei luoghi più significativi dell’umanità ha un ovvio effetto positivo sul prestigio e di conseguenza sulla notorietà internazionale di ambiti territoriali che, in molti casi, sarebbero altrimenti relativamente poco visibili. È facile immaginare che, in generale, vi sia un effetto positivo anche in termini di aumento dei flussi turistici; del resto, nei territori coinvolti vi sono circa 23.000 strutture ricettive e più o meno 710.000 posti letto, pari al 15% del totale dell’offerta esistente in Italia.
Isnart ha cercato di verificare in concreto l’impatto sulla domanda turistica determinato dal fatto di essere (quello che per comodità linguistica è comunemente indicato) un “sito Unesco”, anche con l’intento di capire come tale impatto potrebbe essere “rafforzato” e ne riferisce su www.impresaturismo.it
I dati confermano che nei “siti Unesco” le performance sono generalmente migliori. Sia nel 2011 che nel 2012 e nei primi sei mesi di quest’anno, il tasso di occupazione delle camere è stato sempre nettamente maggiore, con poche eccezioni, in tutti i mesi; interessante osservare che  le differenze maggiori (nell’ordine del 15-20%) si manifestano nei mesi subito prima e subito dopo l’estate.
La comparazione dell’andamento delle vendite delle camere da gennaio 2011 a giugno 2013 nelle strutture collocate nei “siti Unesco” e in quelle nelle altre destinazioni conferma che questi ultimi riescono a destagionalizzare in maniera molto maggiore la domanda, con presenze proporzionalmente numerose anche in autunno e primavera.


Fonte Osservatorio Nazionale del Turismo - dati Unioncamere

Nei “siti Unesco”, inoltre, oltre il 71% delle strutture ricettive prevede il booking on –line, contro il 64% di quelle collocate nelle destinazioni “normali”. Si evidenzia, dunque, una maggiore diffusione delle tecnologie e migliori competenze di gestione avanzata delle relazioni con i clienti. Un risultato che almeno in parte testimonia che l’opportunità derivante dal riconoscimento di patrimonio dell’umanità ha attivato dei processi di rafforzamento dell’offerta turistica, finalizzati appunto a sfruttare al meglio il prevedibile impatto che esso ha sulla domanda.

Fonte: Osservatorio Nazionale del Turismo - dati Unioncamere

A fronte di questi dati positivi, non sembra però corrispondere un vantaggio anche per quanto riguarda la spesa dei turisti. La differenza della spesa media sul territorio è di meno del 5% (pari ad appena € 3 in valore assoluto); ancora minore, nel caso della spesa per alloggi. Più significativa è la maggior spesa per il viaggio, a testimonianza che il differenziale di attrattività dei “siti Unesco” risulta particolarmente forte nel caso della domanda internazionale. Sembra, dunque, che il fatto di essere riconosciuto patrimonio dell’umanità rafforza la capacità del territorio di attrarre la domanda turistica, anche al di fuori dei tradizionali canoni della vacanza estiva; impatta però poco sulla sua capacità di stimolare la spesa del turista. Insomma, un grande potenziale che rimane però in buona parte inespresso.
Rispetto a questo problema, si osservano situazioni molto diverse. Come noto anche dalle cronache, ci sono casi in cui è mancata qualsiasi gestione in chiave di sviluppo turistico dell’attributo di “sito Unesco”, essendo per altro stata del tutto deficitaria anche la gestione degli aspetti rilevanti per mantenere tale riconoscimento. In molte altre situazioni, il fatto di essere patrimonio dell’umanità è stato sfruttato solo in termini di comunicazione: una citazione e un logo nelle brochure o poco più. Solo in pochi casi, la nomina dell’Unesco ha innestato un processo virtuoso di rafforzamento dell’offerta e un conseguente aumento del valore proposto ai turisti, e, di qui della loro spesa sul territorio.
Per avviare questo processo - afferma impresaturismo - occorre a monte aver sufficientemente delineato una strategia di marketing della destinazione di ampio respiro; solo nell’ambito di tale strategia è, infatti, possibile delineare misure per sfruttare in maniera consistente le implicazioni del fatto di essere sito Unesco.
È anche necessaria una forte coesione tra i vari attori pubblici e le principali forze private affinché si abbia uno sviluppo organico dell’offerta territoriale più direttamente coinvolta nell’area patrimonio dell’umanità. Tale condizione è particolarmente rilevante nei casi – frequenti- in cui l’area patrimonio ricada nel territorio amministrato da più enti locali. La capacità di questi di operare in maniera fortemente unitaria è del tutto essenziale per far derivare conseguenze positive e concrete dalla comune condizione di sito Unesco.

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