MILANO, 3 giugno - Il pm di Milano Eugenio Fusco ha chiuso le indagini nei confronti di Roberto Maroni per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita per presunte pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici al Viminale. Tra i 6 indagati anche la società Expo e il suo direttore generale Christian Malangone.
L'induzione indebita è compresa nella legge Severino e, nel caso di una condanna di primo grado, Maroni potrebbe dover lasciare la carica.
Il Governatore lombardo avrebbe fatto "pressioni", attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello, affinché il dg di Expo Christian Malangone promettesse di "intervenire" sulla società per il pagamento di "biglietti aerei business class" e per il soggiorno "di lusso" in un albergo per un totale di oltre 6mila euro a favore dell'ex collaboratrice di Maroni, Maria Grazia Paturzo, in relazione ad un viaggio a Tokyo. Secondo gli inquirenti, dall'inchiesta sarebbe emerso anche un legame affettivo-sentimentale tra Maroni e la Paturzo, sua ex collaboratrice al Viminale.
''Finalmente dopo un anno le indagini si chiudono, era ora. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno poveri noi. Io sono tranquillissimo'': lo ha detto Roberto Maroni commentando l'avviso di chiusura delle indagini a suo carico. ''Io sono tranquillissimo - ha detto Maroni durante una conferenza in Regione con Giovanni Toti - nella mia vita non ho mai fatto pressioni, neanche per amici, figli o parenti''. Il presidente lombardo ha voluto sottolineare, con un sorriso, di ''essere colpevole solo di un cosa, di aver fatto risparmiare soldi alla Regione'' non partecipando al viaggio a Tokyo per l'Expotour finito nella inchiesta. ''Ho mandato il vicepresidente Mantovani - ha concluso - che ha viaggiato con 4 anzichè 6 persone''.
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