ROMA, 26 giugno - Già da tempo gli 007 italiani monitoravano un gruppo legato ad Al Qaeda, che nel 2010 aveva progettato un attentato inVaticano. L'idea fu messa da parte perché i terroristi si sentirono braccati. Giovedì è stato arrestato a Fiumicino un membro della banda, Siyar Khan, 36enne pakistano da anni residente a Roma. Faceva parte del gruppo di ricercati, a vario titolo, per i reati di strage, terrorismo internazionale e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dalla Procura di Cagliari. Ieri, intorno alle 19, è atterrato all'aeroporto di Fiumicino con un volo della Qatar Airlines, proveniente da Doha, ed è stato subito fermato e arrestato dalla polizia di frontiera che lo attendeva sulla pista.
Il 24 aprile scorso la Procura di Cagliari aveva emesso 18 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone indagate, a vario titolo, per reati legati al terrorismo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina con cui il gruppo si finanziava. Alcuni degli indagati sono ritenuti responsabili di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, tra cui la strage nel mercato cittadino Meena Bazar a Peshawar, avvenuta il 28 ottobre del 2009, dove morirono più di 100 persone. Dieci ordinanze erano state eseguite lo stesso giorno nei confronti di nove pakistani e un afghano, tra Olbia, dove operava la cellula qaedista, Civitanova Marche, Bergamo, Roma e Sora. Un'operazione che aveva avuto il suo fulcro a Olbia, dove erano finiti in manette i cittadini pakistani Imitiaz Khan, gestore del negozio “Mondo Bazar” e il cugino Wali Sultan Khan, ritenuto il capo della cellula di Al Qaeda scoperta dalla Dda di Cagliari e dagli uomini della Digos di Sassari. L’indagine, avviata nel 2005 dopo la scoperta di un’auto con tracce di esplosivo condotta da ambulanti pakistani al porto di Olbia, aveva portato in cella 12 presunti affiliati all’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden, tra i quali Siddique Muhammad, il terzo uomo finito in cella in Gallura.
Al vertice dell'organizzazione l'imam di Bergamo Muhammad Hafiz Zulkifal. Tra le otto persone ancora ricercate c'era anche il 36enne arrestato ieri sera all'aeroporto di Fiumicino. Dopo le operazioni di fotosegnalamento l’uomo è stato portato nel carcere di Civitavecchia. Siyar Khan era residente a Roma nel quartiere Esquilino
Secondo le accuse, Siyar Khan, l'uomo arrestato a Fiumicino, gestiva l'immigrazione clandestina. Dai proventi di questa attività, incassava soldi per finanziare il suo gruppo terroristico. La cellula era attiva in tutto il centro-nord, soprattutto nelle comunità pakistane e afghane. Il gruppo, poi, si finanziava anche grazie alla gestione della "zakat", elemosina in arabo, una pratica assai diffusa che garantisce notevoli introiti. I proventi di queste offerte non finivano a opere di carità, se non una minima parte, ma per provvedere alle necessità della cellula terroristica.
Nella Capitale, dove risiedeva anche il 36enne arrestato ieri sera, un ruolo di spicco era affidato a Niaz Mian, che raccoglieva i fondi per finanziare le attività terroristiche. Imprenditore, da anni viveva nel quartiere Alessandrino, e gestiva in via di San Vito, all’Esquilino, un’agenzia di viaggi e diversi punti Money transfer sparsi per tutto il territorio. Era lui a coordinare a livello nazionale le «collette» organizzate tra le comunità islamiche del nord Sardegna, del Lazio e delle Marche.
Le indagini, si legge nell'ordinanza, hanno fatto emergere l’insediamento ad Olbia di un gruppo di persone di nazionalità pakistana che, in stretto collegamento con altri esponenti della comunità in Italia e con connazionali rimasti in Pakistan, hanno dato vita ad un’organizzazione fondamentalista collegata ad Al Qaeda e ad altre formazioni jihadiste internazionali.
«Tale organizzazione - scrive ancora il gip - strettamente correlata alla gestione dell’immigrazione illegale in Italia, che costituisce ad un tempo una forma di finanziamento e una fonte inesauribile di reclutamento e penetrazione nel territorio, ha mostrato una concreta efficacia operativa sia nel finanziamento del terrorismo internazionale, sia nella programmazione ed esecuzione di atti terroristici, tra i quali spicca la terribile strage avvenuta nel mercato di Peshawar».
Il gruppo, però, secondo quanto accertato dalle indagini «aveva progetti di azioni violente anche in Italia».
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