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mercoledì 14 ottobre 2015

INTERNI/ MARONI: non esistono tangenti pagate per la sanità lombarda


MILANO, 14 ottobre - "Finiremo le verifiche degli atti entro oggi. Da quanto visto finora non esistono tangenti pagate per la sanità. La sanità della Regione Lombardia non paga tangenti, è d'eccellenza". Così il presidente lombardo Roberto Maroni. "Tutto quanto è stato scritto sui giornali è un attacco politico, ha ragione Salvini". La giunta "non è a rischio", ha detto Maroni. "Scoprirete che non c'è stata turbativa d'asta. Sono tutte accuse per ora non riscontrate. Non ci sono tangenti pagate per la sanità in Lombardia", ripete il governatore.
La giunta Maroni rischia? "Ma figurati, perché qualche giudice si è alzato male?". Risponde così, a 'La Telefonata' su Canale 5, il leader della Lega Matteo Salvini sull'arresto di Mario Mantovani, definendolo "un attacco politico alla Regione meglio governata d'Italia magari per nascondere i problemi del Pd e le cene di Marino e Renzi". "La Regione Lombardia l'anno scorso ha curato un milione e mezzo di persone, e centinaia di migliaia di italiani di altre regioni, per un miliardo di euro", attacca Salvini che poi torna anche a difendere Massimo Garavaglia. "Sapete perché e' stato indagato anche un assessore della Lega? Perché ha ascoltato, ha girato la lettera di protesta arrivata da un'associazione di volontariato che gestisce il servizio di ambulanze per i malati dializzati. Mi autodenuncio: anche io giro lettere e telefonate di decine di associazioni di volontariato".

venerdì 31 luglio 2015

Cronaca/ MARONI: Alitalia torni a MALPENSA, Fiumicino è allo sfascio

M
ILANO, 31 luglio - "Stiamo dando l'immagine di un'Italia allo sfascio, Roma, e un'immagine invece di un'Italia di eccellenza, Milano e l'Expo". Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, invitando poi Alitalia ad "abbandonare" Fiumicino. "Dico ad Alitalia di ripensarci e tornare su Malpensa, quello che succede a Fiumicino è veramente uno scandalo e una vergogna", ha aggiunto Maroni invitando il governo a intervenire.

venerdì 12 giugno 2015

RENZI e l'immigrazione: sono tanti che abbaiano alla luna


MILANO, 12 giugno - E' sempre acceso il dibattito politico sull'immigrazione, soprattutto alla luce degli episodi nelle stazioni di Milano e di Roma. "Non si può pensare che la globalizzazione sia il pretesto per rinchiudersi. Nel mondo di oggi ci sono tanti che abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che l'unica dimensione sia chiudersi a chiave in casa. Non è così". Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando nella sede della Regione Lombardia, seduto accanto a Roberto Maroni. "Non si riferiva a me, io uso il cervello, ma purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire", ha infatti risposto ai giornalisti l'ex leader della Lega, che in questi giorni ha duramente polemizzato col governo per la gestione dei profughi. Secondo Maroni, specie dopo l'aggressione con un machete a un macchinista di un treno ieri sera a Milano, in Italia in questo periodo "la paura c'è e deriva da fatti concreti, non da chiacchiere: il governo deve intervenire e non so che cosa aspetta". Un intervento che il presidente della Lombardia ha ribadito necessario per gestire in maniera differente l' accoglienza dei profughi. "Penso che non sia una gestione da paese civile quella attuale - ha concluso -, l'ho detto anche a Renzi. Dove vanno messi gli immigrati? In luoghi idonei, non lasciati a bivaccare nelle stazioni".
Via subito i profughi collocati nelle località turistiche del Veneto e basta nuove allocazioni: a chiederlo il presidente del Veneto Luca Zaia in una lettera ufficiale inviata oggi ai Prefetti del Veneto. Nella missiva, Zaia si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da sindaci, cittadini e imprenditori del turismo veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall'invio di profughi, già avvenuto in varie località.

MILANO, il ferroviere aggredito: Maroni vuole i militari che, se necessario, sparino



MILANO, 12 giugno - Sono ancora in Questura, a disposizione degli investigatori, i due sudamericani bloccati ieri dagli agenti delle Volanti nelle fasi successive alla brutale aggressione a colpi di machete di un capotreno e di un ferroviere intervenuto per aiutarlo, avvenuta ieri sera su un treno proveniente dal sito di Expo, lungo il passante ferroviario di Villapizzone (Milano).
Ufficialmente i due - che farebbero parte di gang di latinos - sono stati 'fermati per identificazione' cioè solo controllati. Al momento non è ancora chiaro se siano sospettati di qualcosa. Di certo sono stati sentiti a lungo dalla polizia, che è anche in attesa di ricevere i filmati dell'impianto di videosorveglianza del vettore ferroviario. La visione delle immagini potrebbe aiutare molto gli investigatori della Squadra Mobile, a cui, fanno sapere in via Fatebenefratelli, sono state affidate le indagini. Al momento del controllo presentavano alcune macchie di sangue sui vestititi, dai quali ora verrà estratto del dna.
 Il ferroviere colpito al braccio, secondo alcuni amici che per tutta la notte hanno seguito lo sviluppo della situazione, dopo una lunga operazione potrebbe non perdere più l'arto, che gli è stato riattaccato. L'uomo, che ha circa 30 anni, è stato sottoposto a un'operazione chirurgica all'ospedale di Niguarda. "Si e' trattata di una lesione molto grave ma il braccio per il momento è salvo", affermano fonti dell'ospedale di Niguarda. L'uomo, che ha riportato la sub-amputazione del braccio sinistro, è stato sottoposto ad un intervento di otto ore con numerosi chirurghi specialisti. "Si è cercato di preservare la funzionalità dell'arto ma solo nei prossimi giorni si potrà sciogliere la prognosi se tutto è andato a buon fine".L'altro ferroviere di 31 anni, che era libero dal servizio, è stato colpito alla testa intervenendo in soccorso del collega.
"Chiederemo di mettere i militari e la polizia per contrastare questi fenomeni" sui treni: lo ha detto il governatore Roberto Maroni dopo un'aggressione col machete a un macchinista. Fino anche a sparare? "Sì certo - ha risposto -, è legittima difesa, voglio qualcuno che impedisca queste cose e se è necessario sparare, spari".
Le Ferrovie dello Stato condannano fermamente l'aggressione. Senza requisiti minimi di sicurezza è difficile garantire il servizio in alcuni orari, si legge in una nota, in cui si chiede l'intervento delle istituzioni e una maggiore presenza delle forze dell'ordine.
L'assessore alla Mobilità della Regione Lombardia Alessandro Sorte (FI) ha chiesto militari in tutte le stazioni e forze dell'ordine sui treni pronte a sparare. "Il livello di insicurezza è troppo alto", ha affermato Sorte in una nota, e per questo "vogliamo il presidio dei militari in tutte le stazioni e sui treni Forze dell'Ordine armate, formate e pronte anche a sparare".

domenica 7 giugno 2015

MARONI, niente soldi ai Comuni che accoglieranno nuovi clandestini


MILANO, 7 giugno - "Ai sindaci che dovessero accogliere nuovi clandestini ridurremo i trasferimenti regionali". Lo ha detto il governatore lombardo, Roberto Maroni. Ed è subito esplosa la polemica. Il ministero dell'Interno: "Intervento illegittimo". Il presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: "Strumentalità politica, avvertitelo che la campagna elettorale è finita". Il sindaco di Torino, Fassino: "Minaccia inaccettabile".
Il governatore della Lombardia ha annunciato una lettera a prefetti e sindaci, diffidando i primi dal portare "nuovi clandestini" e dicendo ai secondi di "rifiutarsi di prenderli": "Ai sindaci che dovessero accoglierli ridurremo i trasferimenti regionali come disincentivo alla gestione delle risorse", "chi lo fa violando la legge, violando le disposizioni che io ho dato, subirà questa conseguenza".

mercoledì 3 giugno 2015

MARONI, chiuse le indagini del pm di MILANO. "Favorì due collaboratrici"


MILANO, 3 giugno - Il pm di Milano Eugenio Fusco ha chiuso le indagini nei confronti di Roberto Maroni per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita per presunte pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici al Viminale. Tra i 6 indagati anche la società Expo e il suo direttore generale Christian Malangone.
L'induzione indebita è compresa nella legge Severino e, nel caso di una condanna di primo grado, Maroni potrebbe dover lasciare la carica.
Il Governatore lombardo avrebbe fatto "pressioni", attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello, affinché il dg di Expo Christian Malangone promettesse di "intervenire" sulla società per il pagamento di "biglietti aerei business class" e per il soggiorno "di lusso" in un albergo per un totale di oltre 6mila euro a favore dell'ex collaboratrice di Maroni, Maria Grazia Paturzo, in relazione ad un viaggio a Tokyo. Secondo gli inquirenti, dall'inchiesta sarebbe emerso anche un legame affettivo-sentimentale tra Maroni e la Paturzo, sua ex collaboratrice al Viminale.
''Finalmente dopo un anno le indagini si chiudono, era ora. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno poveri noi. Io sono tranquillissimo'': lo ha detto Roberto Maroni commentando l'avviso di chiusura delle indagini a suo carico. ''Io sono tranquillissimo - ha detto Maroni durante una conferenza in Regione con Giovanni Toti - nella mia vita non ho mai fatto pressioni, neanche per amici, figli o parenti''. Il presidente lombardo ha voluto sottolineare, con un sorriso, di ''essere colpevole solo di un cosa, di aver fatto risparmiare soldi alla Regione'' non partecipando al viaggio a Tokyo per l'Expotour finito nella inchiesta. ''Ho mandato il vicepresidente Mantovani - ha concluso - che ha viaggiato con 4 anzichè 6 persone''.