TIONE (Trento) - Fanno voto di non tagliarsi i capelli, di non fumare e di non bere alcol. Ma, soprattutto di non togliersi mai il turbante, sacro e inseparabile simbolo religioso. Un bel problema per chi in Italia vuol circolare in motocicletta, dove il casco è obbligatorio. Sono gli indiani della comunità Sikh. Ieri, quando uno di loro è stato fermato - riferisce "Il Trentino" - a Tione da una pattuglia della Polizia delle Giudicarie, e non voleva sentire ragioni per la multa contestatagli, in quanto sprovvisto di casco. «La nostra religione – ha ripetutamente spiegato – impone di non togliere mai il turbante in pubblico. Per questo, per noi è impossibile usare il casco previsto dalla legge italiana. Il turbante - ha spiegato il trentenne residente a Levico, venuto in Giudicarie in visita a parenti a bordo di un motorino – è un precetto da più di trecento anni, ed è un segno distintivo della nostra identità. È un elemento in più del nostro corpo. Toglierlo in pubblico è peggio che denudarsi». A nulla sono servite però le sue giustificazioni. La pattuglia è stata inflessibile. Ha comminato una multa di 84 euro e il sequestro per 60 giorni del ciclomotore. In Gran Bretagna e in Canada le comunità appartenenti a questa setta religiosa hanno già ottenuto il permesso di stare in sella a una moto con il turbante. Mentre in Spagna, in Catalogna, dove ne vive un gruppo particolarmente numeroso, è stata iniziata una battaglia per ottenere l’esenzione dall’obbligo di indossare il casco.
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