giovedì 26 giugno 2014

Confindustria: durante la crisi perso un milione di posti di lavoro

ROMA -  "Complessivamente durante la crisi un milione di persone hanno perduto il posto" di lavoro. A dirlo è il centro studi di Confindustria che provvede anche a rivedere al ribasso "le previsioni per l'economia italiana nel 2014-2015": il Pil dell'Italia si fermerà a +0,2% nel 2014, meno delle stime di dicembre, che indicavano un +0,7%. E una manovra correttiva viene definita "né opportuna né necessaria".
Nel 2015 si attende una crescita dell'1% contro una precedente previsione pari all'1,2%. Secondo viale dell'Astronomia "la turbolenza politica rimane un freno, seppure si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l'aspettativa di importanti riforme". In questo scenario "la morale è che è necessaria una scossa politica molto forte per riportare l'Italia su un più alto sentiero di sviluppo". 
Secondo il Centro studi di Confindustria, "la strada maestra per ridurre" il debito pubblico "è il rilancio della crescita. La sola austerità è controproducente". 

"Effetto 80 euro? Forse sui dati di giugno" - Quanto agli effetti del bonus da 80 euro del governo Renzi, "se si vedrà qualcosa si vedrà a giugno. Difficile dirlo ora", spiega il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi. E' una mossa, spiega, "che ha una alta probabilità di tradursi in maggiore spesa perché rivolta ad una fascia di reddito medio-basso", ma è anche una fascia di cittadini "che ha accumulato problemi, come bollette e affitti non pagati, quindi forse" gli 80 euro "andranno a saldare debiti, al risparmio".

Non si possono ancora stimare invece gli effetti del decreto Poletti sul mercato del lavoro: si tratta di un decreto che, secondo Confindustria, "aiuta a far ripartire i contratti a termine, quelli più facili da mettere in moto" in una una fase di uscita dalla crisi.

Italia sul filo del rasoio: o ripresa o stagnazione - "L'Italia cammina sul filo di un rasoio", avvertono gli economisti del Centro studi, che sulla situazione economica del Paese danno un giudizio "bilanciato": il Paese è oggi al bivio tra segnali di fiducia sulla ripresa e sull'aspettativa di riforme e il rischio di una riduzione del potenziale di sviluppo che "tende a tradursi in stagnazione".

L'Italia resta fragile - Al Centro studi sottolineano che "la salute dell'economia italiana rimane fragile. Ci sono miglioramenti", evidenti in alcune aree, "ma la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure. Anzi, sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business".

Nessun commento:

Posta un commento