Ogni tre giorni una donna muore per vittima di violenza. Il dato, drammatico, è confermato dall’Istat. Solo nel 2016 sono state 116 in tutto le donne vittime di omicidio volontario. Ma, malgrado se ne parli sempre, i numeri non accennano a diminuire. Ed è anche per questo che oggi 25 novembre, si celebra in tutto il mondo e dunque anche in Italia la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.Sono organizzati incontri, dibattiti e tutto quanto può servire per accendere il faro contro quella che è ormai diventata una vera e propria piega sociale.
Le ultime rilevazioni vedono la Lombardia al primo posto con 17 vittime dall’inizio dell’anno, seguita dall’Emilia Romagna con 14 e dal Venetocon 12. Si può parlare, quindi, di un triste primato del nord.
A questi numeri bisogna però aggiungerne altri. Quelli delle "altre" vittime dei femminicidi. Di chi rimane. Nel 2016 sono già 73 i figli rimasti senza madre. «Ad oggi, sono 1.701 i minori che negli ultimi dieci anni sono rimasti privi di uno o di entrambi i genitori a seguito di omicidio o di omicidio-suicidio» afferma Lorenzo Puglisi, di Sos Stalking che ha più volte lanciato un appello a non sottovalutare il problema degli orfani.
Secondo l’Istat, che ha effettuato un’indagine sullo stalking - spesso azione anticamera del femminicidio, messa in atto da individui ossessivi che assillano le proprie vittime - sono circa 3 milioni 466 mila le donne che hanno subito stalking da parte di un qualsiasi autore, pari al 16,1% dell’intera popolazione femminile.
Per celebrare la Giornata contro la violenza, a Roma è in programma la manifestazione nazionale "Manchi solo tu". Anche le suore scenderanno in piazza. «È giusto esserci» spiega suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana a capo di Talitha Kum, la rete mondiale contro la tratta di persone. «Il problema è serio e cresce sempre di più».
In tutta Italia le scarpette rosse sono il simbolo dell'antiviolnza. Nella foto qui sopra, le scarpette in una via di Rovereto, in Trentino.
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