MONTPELLIER, 25 novembre - Una vita da missionari in Africa, poi una sera - nel paesino del sud vicino a Montpellier - 60 monaci e suore si trovano di fronte all'incontrollabile furia di un uomo armato, incappucciato. Generalità e movente ignoti, l'individuo, armato di un fucile a canne mozze e di un coltello ha prima legato e imbavagliato, poi ucciso con diverse coltellate la custode che gli aveva aperto la porta. In nottata, monaci in salvo, killer in fuga.
Tremila abitanti o poco più per Montferrier-sur-Lez, paesino dell'Herault, oggi inondato dalle piogge. Un monastero e, proprio accanto, la casa di riposo, "Le Querce Verdi". Tutto tranquillo, poi l'irruzione. Al momento la prefettura propende per la semplice "azione criminale", un movente di delinquenza comune o di follia. Ma la pista terroristica "non è esclusa".
L'uomo, armato, viene cercato ovunque, nelle cantine, negli edifici adiacenti. I 60 monaci, le suore, i cinque o sei impiegati laici che lavoravano in quel momento nella casa di riposo, sono stati messi in salvo dai reparti speciali.
A telefonare alla polizia, pochi minuti dopo l'irruzione, è stata la donna poi uccisa. Probabilmente è stata legata e imbavagliata dopo che il killer si è accorto che aveva dato l'allarme. Quindi l'omicidio, commesso con una serie di coltellate, ripetute. Il cadavere, in un lago di sangue, è stato ritrovato al piano terra dagli uomini delle teste di cuoio.
I tre piani dell'edificio sono stati "bonificati" uno dopo l'altro, gli anziani monaci, a gruppi - prima di 15, poi di 30 - sono stati messi in salvo.
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