ROMA, 20 giugno - Il Senato ha approvato con 185 voti a favore, 76 contrari e 5 astenuti la mozione della maggioranza, a prima firma di Luigi Zanda, sulla vicenda Consip. L'Assemblea ha accolto anche il dispositivo della mozione riformulata a prima firma Andrea Augello (Idea) con 244 voti a favore, 17 contrari e 11 astenuti. Respinte invece tutte le altre mozioni, come pure le premesse della mozione Augello, su cui il governo aveva espresso parere contrario.
La riformulazione ha espunto dal dispositivo il punto 2 in cui si invitava l'esecutivo a individuare e sospendere le gare per le quali i vertici della Consip erano stati oggetto di "altre richieste di favori". Confermati gli altri due punti (1 e 3).
Inchiesta Napoli al vaglio del Csm per presunte irregolarità - Intanto finiscono al vaglio del Consiglio superiore della magistratura le presunte irregolarità che sarebbero state commesse nelle inchieste della procura di Napoli su Consip e Cpl Concordia. Il Comitato di presidenza del Csm ha investito del caso la prima commissione, che si occupa dei trasferimenti d'ufficio per incompatibilità dei magistrati, dopo una nota del procuratore generale di Napoli. Uno dei pm titolari delle inchieste è Henry John Woodcock.
I retroscena e la deposizione boomerang - La discussione in Senato ha però potuto chiarire solo in parte i retroscena della vicenda, e la fuga di notizie per la quale è indagato, oltre al ministro Lotti, anche il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette: il primo è accusati di aver informato Filippo Vannoni, ex consulente del governo vicino a Marroni, che erano in corso intercettazioni (e quindi l'ad di Consip fece bonificare il proprio ufficio); il numero uno dei carabinieri è invece accusato di aver avvertito il presidente di Consip, Luigi Ferrara, che la Procura stava indagando su Alfredo Romeo.
Ferrara, da parte sua, è indagato per false informazioni ai pm. L'ex presidente, infatti, quando venne interrogato dalla Procura di Napoli riferì che Del Sette lo aveva messo in guardia in merito a indagini dell'autorità giudiziaria su Romeo. Venerdì sera, ascoltato in Procura a Roma, Ferrara ha però ritrattato, confermando di aver parlato di Romeo con Del Sette ma negando che l'alto ufficiale dell'Arma abbia mai parlato di "indagini dell'autorità giudiziaria".
L'ex presidente Consip non ha però saputo spiegare perché ai tempi abbia sottoscritto le dichiarazioni nel verbale della Procura partenopea, e soprattutto perché, nonostante fosse stato avvisato di "stare attento" a Romeo, non abbia fatto tesoro dell'avvertimento e non lo abbia fatto nemmeno l'ad Marroni, che a sua volta - stando alle deposizioni - sarebbe stato avvertito anche da un altro generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia.
L'ultima deposizione di Ferrara si è così rivelata un boomerang: perché, data l'incongruenza delle due versioni, secondo la Procura le uniche possibilità sono che Ferrara abbia mentito sul ruolo di Del Sette ai magistrati di Napoli durante la prima deposizioni oppure abbia mentito ai magistrati di Roma durante la seconda. Ed è emerso il sospetto che l'ex presidente di Consip sia stato sottoposto a forti pressioni per fornire una versione non corrispondente al vero.
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