SIRTE (Libia), 10 giugno - La liberazione di Sirte, in Libia, è sempre più vicina: le forze del governo di unità nazionale di Sarraj hanno infatti sfondato le difese della roccaforte libica dell'Isis con mezzi corazzati e carri armati, mentre nelle stesse ore cadeva anche la regione di Harawa, 70 km più a est. E i miliziani del califfato sono in rotta: secondo testimoni, molti jihadisti si sono tagliati la barba per non farsi riconoscere e fuggire.
I miliziani dello Stato islamico barricati in città hanno opposto una strenua resistenza nascosti nel loro quartier generale, ma sembrano ormai prossimi alla sconfitta. Violenti si sono susseguiti gli scontri per tutta la giornata di ieri. Con un'offensiva a tenaglia Sirte è stata accerchiata su tre assi grazie a truppe di terra, aiutate dall'aviazione e dalla Marina. L'offensiva navale e terrestre è stata affiancata da una serie di bombardamenti aerei che hanno centrato il quartier generale dell'Isis, mentre in serata le forza navali hanno annunciato di avere il "pieno controllo della zona costiera", e che gli jihadisti "non potranno fuggire via mare".
Sui social network intanto sono circolate le prime foto, divenute oramai un simbolo della riconquista, che mostrano la distruzione da parte delle forze di liberazione libiche del palco usato dai seguaci del Califfo per le crocifissioni a Zafrana. Una prima istantanea ritrae il macabro luogo prima della demolizione, dove campeggia una grande bandiera nera dello Stato islamico, mentre in un'altra si vede lo stesso luogo privo dello stendardo.
In tarda mattinata il portavoce dell'operazione per la liberazione della città, il generale Mohamed al Ghasri, aveva promesso che Sirte "sarà liberata a giorni", sottolineando che le "milizie si stanno scontrando violentemente con i terroristi", mentre "i cecchini di Daesh sparano dai tetti". Una "situazione difficile", anche perché gli "jihadisti sono asserragliati nella sala congressi Ouagadougou", il loro quartiere generale poi centrato dai raid aerei. In serata l'ingresso nel centro della città da parte delle forze fedeli al governo di unità nazionale per l'assalto finale.
Resta incerto a questo punto il numero delle vittime, ma già si teme un bagno di sangue. Secondo Al Ghasri, nella sola giornata di mercoledì si sono registrati "15 morti tra i miliziani e un centinaio di 'martiri' feriti". Ma il bilancio odierno è sicuramente più alto. A cadere sul campo anche il responsabile dell'ordine degli avvocati libici, Abdel-Rahman al Kissa, già ministro dei feriti e delle famiglie dei martiri nel governo transitorio del primo ministro ad interim Abdel Rahim al Kib nel 2012. Restano al momento sconosciute le perdite tra gli jihadisti.
Certa sembra essere invece la morte dell'emiro responsabile della raccolta della "Zakat" a Sirte per conto dell'Isis, una sorta di esattore delle tasse. Hamed Maluqa - stando al portale Alwasat - sarebbe morto in scontri con le milizie.
L'Isis perde terreno ovunque - Lo Stato islamico, oltre che in Libia, perde però terreno in tutto il medio oriente, assediato da più parti. E se in Iraq le forze governative faticano a proseguire l'offensiva contro l'ultima roccaforte jihadista nella regione di al Anbar, a ovest della capitale, in Siria l'Isis è sulla difensiva nella regione di Raqqa, stretta tra l'offensiva governativo-russa verso Tabqa e da quella curdo-americana su Manbij. La cittadina è quasi isolata dalle milizie guidate dall'ala siriana del Pkk. Dopo un'offensiva verso il nord di Aleppo, i jihadisti si sono ritirati anche da Kaljibrin, tra Marea e Azaz a ridosso del confine turco.
Resta ora da capire quale sarà la risposta del "Califfo", visto che per lui, secondo la maggior parte degli analisti, la sua resa è fuori questione.
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