ORLANDO, 13 giugno - Sono 48, su 49, le vittime identificate della strage nel locale gay Pulse. Fra i morti c'è Eddie Justice, il giovane che ha inviato messaggi alla madre dal locale mentre era tenuto in ostaggio.
La polizia di Orlando ha confermato che Omar Mateen, il killer, ha giurato fedeltà all'Isis e che ha cercato di negoziare con le autorità. Il procuratore federale ha fatto sapere che per la strage sono indagate altre persone: "C'è un'indagine penale su altre persone in connessione con la sparatoria nel club".
"Non so perché lo abbia fatto. Non ho mai capito che aveva l'odio nel cuore. Se avessi saputo le sue intenzioni, lo avrei fermato" dice il padre di Omar Mateen. "Mio figlio - scrive l'uomo in un comunicato diretto al popolo in Afghanistan, suo Paese d'origine - era un bravo ragazzo, con una moglie e un bambino. Lo vidi il giorno prima della strage - termina - non vidi il male nei suoi occhi. Sono addolorato e l'ho detto al popolo americano".
Intanto il giorno dopo il massacro, emergono le prime critiche all'Fbi in quanto, nonostante Mateen fosse stato interrogato tre volte, due nel 2013 e una nel 2014, per sospetti legami al terrorismo, ha potuto comunque acquistare legalmente un fucile e una pistola la settimana scorsa.
Ed emerge che il killer, Omar Mateen, pregava in moschea tre, quattro volte a settimana e prendeva parte alle cerimonie serali, recentemente anche con il figlio piccolo. "Finita la preghiera - afferma l'imam - se ne andava, non socializzava con nessuno. Non è mai sembrato un violento".
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