DAMASCO, 17 maggio - Oltre trecento morti nella battaglia di Palmira la cui situazione ora sarebbe "completamente sotto controllo", secondo fonti ufficiali di Damasco. Mentre Ramadi, capitale della piu' grande provincia dell'Iraq, sarebbe ormai in mano agli jihadisti. E' il bilancio dello scontro, sempre più duro con le milizie dell'Isis. I caccia dell'aviazione siriana hanno bombardato i sobborghi settentrionali e meridionali di Palmira, dove si registrano violenti combattimenti tra governativi e miliziani dell'Isis, in particolare nei pressi dell'aeroporto. Lo riferiscono gli attivisti dei comitati locali anti-Assad. Sono 295 le vittime in quattro giorni di battaglia per il controllo del sito storico sisriano e nei sobborghi limitrofi documentate dall'Osservatorio nazionale siriano (Ondus). Tra gli uccisi figurano 123 soldati e lealisti siriani, 115 miliziani dell'Isis e 57 civili. I media jihadisti affermano che l'avanzata continua, mentre Damasco smentisce, affermando di aver ripreso il "pieno controllo" della città.
Allarme dell'Unesco per il sito archeologico di Palmira. Mentre il governo di Damasco evoca una "catastrofe internazionale", gli esperti ricordano che le stesse forze lealiste hanno da oltre due anni trasformato l'area archeologica romana in un'enorme caserma a cielo aperto. Secondo attivisti sul terreno, l'Isis è ora ad appena un chilometro dalla città moderna di Palmira ma le forze governative hanno inviato rinforzi. Talal Barazi, governatore di Homs, capoluogo della regione centrale dove si trova il sito, assicura che l'aviazione di Damasco ha bombardato le postazioni jihadiste. Palmira è tristemente nota in Siria perché ospita una delle carceri e luoghi di tortura più duri per i dissidenti politici. L'Isis è avanzato da giorni da est e da nord, attestandosi da ieri ad Amriye, sobborgo settentrionale di Palmira.
Migliaia di civili sono in fuga da Ramadi, città cento chilometri a ovest di Baghdad, dove l'Isis continua l'offensiva per impadronirsi di tutto il centro. Il Consiglio provinciale di Al Anbar, di cui Ramadi è capoluogo, ha chiesto alle milizie sciite alleate dell'Iran di appoggiare l'esercito regolare contro l'avanzata jihadista in questa che e' in maggioranza una cittàsunnita. Una decisione che potrebbe ulteriormente infiammare le tensioni interconfessionali. L'arrivo delle milizie sciite, che nei mesi scorsi hanno partecipato alla riconquista di un'altra citta' sunnita, Tikrit, potrebbe provocare la reazione di clan tribali locali sunniti, che nei giorni scorsi hanno chiesto inutilmente al governo di Baghdad di essere armati per partecipare alla difesa di Ramadi. Venerdi' i jihadisti dell'Isis si sono impadroniti del compound governativo nel centro della citta'. Oggi sono avanzati ulteriormente nel quartiere meridionale di Malaab, dopo aver fatto esplodere quattro autobomba condotte da attentatori suicidi che hanno ucciso almeno 15 membri delle forze di sicurezza.
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