sabato 2 maggio 2015

MILANO, i teppisti vestiti di nero rischiano fino a 15 anni di carcere




MILANO, 2 maggio - Mentre l'Expo celebrava la prima entusiasmante giornata della rassegna, con 200mila biglietti staccati, a pochi chilometri di distanza l'entrata in scena ieri pomeriggio in centro a Milano dei gruppi anarchici più radicali (i cosiddetti black-bloc arrivati a centinaia da Francia, Germania, Spagna e mezza Italia) temuta fin dai giorni scorsi, si è puntualmente avverata: i gruppi di manifestanti vestiti di nero, distribuiti in vari punti del corteo, hanno spaccato fioriere e vetrine dando fuoco ad auto e cassonetti,lanciando oggetti e molotov contro le forze dell'ordine. Due ore abbondanti di guerriglia urbana, alla quale la polizia ha risposto con il lancio di 400 lacrimogeni, un numero che da solo fotografa i disordini.
L'ipotesi di reato al centro dell'inchiesta della Procura di Milano è quella di "devastazione", che prevede pene fino a 15 anni di carcere. Ieri, intanto, sono state arrestate 5 persone in flagranza per resistenza, lesioni e altri reati. I milanesi ieri sera hanno già iniziato a ripulire e sistemare da soli la devastazione. In zona Cadorna, in particolare, sui marciapiedi - con guanti e scope - hanno raccolto vetri e spazzatura, riposizionato i cestini dei rifiuti. Hanno reagito alla devastazione.  
La Questura ha interpretato con grande lucidità gli avvenimenti, da un lato usato i lacrimogeni per tenere a distanza i manifestanti evitando il più possibile il contatto e le cariche, ma dall'altro non si è fatta "sviare", per usare le parole del questore, Luigi Savina, dal tentativo di far sparpagliare le forze dell'ordine per poi approfittare di un varco verso il centro lasciato incustodito. L'obbiettivo dei black-bloc, infatti, era di portare la devastazione in Duomo, o all'Expo Gate, e per questo motivo lo schieramento di polizia e carabinieri, già imponente, si era concentrato non tanto davanti e dietro al lunghissimo corteo, molto partecipato, ma nelle vie che potevano condurre verso il centro.
Il primo confronto si è avuto in piazza Resistenza Partigiana, un varco chiuso perfino con alte reti di ferro, camioncini, molti agenti, e difeso con gli idranti. Poi in largo D'Ancona, dove i tafferugli sono durati a lungo, spostandosi verso Cadorna, nei pressi della basilica di Santa Maria delle Grazie - uno dei simboli di Milano - e poi Conciliazione. Due ore interminabili, che hanno lasciato dietro di sé decine di auto bruciate, barricate, gente spaventata, e molte persone con irritazioni alla gola per l'uso dei lacrimogeni. Prime fra tutte quelle che si trovavano nella seconda parte del corteo, che hanno dovuto interrompere il cammino in via Carducci, ormai impraticabile per l'aria resa irrespirabile da fumogeni, lacrimogeni e il fumo nero delle auto incendiate. Ad un certo punto i 'blocchi neri' hanno cominciato a cambiarsi in massa, mischiati in mezzo ad altri compagni di corteo. Sull'asfalto di alcune strade, alla fine, sono rimaste decine di tute, felpe, magliette, ovviamente nere, e ogni genere di accessorio del teppista, come ginocchiere, bombe carta, occhiali protettivi, kit per lenire l'irritazione agli occhi da lacrimogeni, passamontagna, perfino maschere antigas. "In momenti come questi bisogna evitare di perdere il controllo della situazione ma occorre tenere grande saldezza di posizione" ha dichiarato il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca.
E adesso, le giuste punizioni. Per i teppisti arrestati e per quelli che lo saranno


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