lunedì 21 settembre 2015

MIGRANTI/ I Paesi UE cercano un difficile accordo


BRUXELLES, 21 settembre - Profondamente divisi da un'emergenza migranti che sta creando nuovi muri in Europa, i Paesi membri dell'Ue cercano di nuovo questa settimana un accordo sulla redistribuzione delle migliaia di profughi che arrivano alle frontiere esterne del blocco. I ministri degli Esteri dei sei Paesi dell'ex Europa dell'est, che formano il fronte contrario al sistema di quote vincolante (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Lettonia), si sono riuniti a Praga con il collega lussemburghese, Jean Asselborn, presidente di turno dell'Ue.
Intanto il Consiglio Ue e la Commissione europea sono al lavoro per sbloccare l'intesa: la presidenza lussemburghese ha proposto di aumentare il contributo per ogni rifugiato accolto, elevando l'assegno da 6.000 a 6.500 euro: una volta che i Paesi di primo ingresso - Grecia e Italia - avranno registrato i migranti, riceveranno i 500 euro extra per pagare le spese di trasporto per il ricollocamento in un altro Stato dell'Ue. Si lavora anche per riscrivere le quote di redistribuzione di 120mila migranti: dopo il rifiuto ungherese di partecipare al meccanismo e il venir meno quindi dell'impegno di Budapest per accogliere, registrare e poi ricollocare 54mila richiedenti asilo, bisogna capire cosa fare di questa quota. Intanto, a conferma delle tensioni, la Croazia ha già fatto sapere che chiederà che la Grecia smetta di smistare i migranti in arrivo verso il resto dell'Ue.
 Secondo l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati, il Consiglio europeo di mercoledì' è "l'ultima possibilità' per 'Europa di dare una risposta coerente e solidale" alla crisi.
Il Consiglio europeo potrebbe prendere in considerazione anche di assistere i Paesi vicini alla Siria (Turchia, Libano e Giordania) che non possono più permettersi di mantenere i campi, affollati da milioni di rifugiati.
La Polonia si è detta disponibile anche ad accogliere più migranti di quanti ne preveda il sistema delle quote messo a punto dalla Commissione Ue, purche' l'Ue garantisca impermeabilità delle frontiere e sicurezza. Il premier ungherese, Viktor Orban, ha messo in guardia dalla "minaccia" di una migrazione di massa e intanto però cresce nei sondaggi e guadagna consensi. Intanto un'altra marcia di migranti che cercavano di raggiungere l'Europa a piedi dalla Turchia è stata bloccata stamane proprio fuori da Istanbul: circa 700 persone, in gran parte siriane tra le quali anche donne e bambini, si erano messe in marcia a piedi dal centro di Istanbul verso Edirne, distante 250km, alla frontiera greco-turca.

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