NEW YORK, 9 novembre - E l'impensabile (fino a qualche ora fa) è accaduto. Donald Trump, il tycoon dal parrucchino biondo, è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Hillary Clinton, che sempre qualche ora fa, era considerata la vincitrice netta delle elezioni, è stata sonoramente sconfitta ribaltando tutti i risultati dei sondaggi.
Intanto continua a crollare Wall Street. I future sullo S&P500 perdono il 5%. In forte calo anche il Nasdaq che cede il 5%. Cede anche Hong Kong a -2,82%. E a meno di un'ora dalla chiusura di Borsa, a Tokyo l'indice Nikkei cede oltre il 5,50%, scendendo a quota 16,214.78 con una perdita di 950 punti. E nell'election day torna la pena di morte in Nebraska. Gli elettori hanno votato a favore del ripristino della pena capitale nello Stato, dove il boia non colpisce dal 1997, respingendo la decisione dello scorso anno di sospenderla. Infine, Massachusetts e California hanno dato il via libera alla legalizzazione della marijuana per uso ricreativo.
Shock e delusione tra i sostenitori di Hillary Clinton al Javits Center, dove è calato il gelo dopo i risultati che tracciano la strada aperta per Donald Trump verso la Casa Bianca. Così anche se il motto di questi minuti è "it's not over until it's over" (non e' finita fino a quando non è finita davvero), in diversi lasciano il centro congressi senza nemmeno aspettare l'arrivo della candidata democratica, né gli ultimissimi risultati.
Tifo da stadio tra i fan di Trump, nella ballroom dell'Hilton sentono aria di vittoria vedendo il loro beniamino in vantaggio tra i grandi elettori sorseggiando cocktail, scattandosi selfie, esibendo i cappellini rossi e spillette con gli slogan del tycoon. Tra questi figura anche 'La maggioranza silenziosa sta con Trump'. La sala da ballo ha decorazioni e illuminazioni rosso, bianco e blu, i colori nazionali. Dietro al palco su cui salirà Trump una schiera di bandiere dei vari stati americani e quella federale a stelle e strisce.
Il candidato repubblicano ha trionfato nei cruciali 'swing States' di Ohio e Florida, dimostrando che i sondaggi della vigilia erano in gran parte sbagliati. Uno dopo l'altro ha conquistato, non solo i fortini del Grand Old Party, ma anche North Carolina e Georgia; e ha vinto anche in feudi tradizionalmente democratici. Ha vinto anche in Wisconsin, uno Stato che appena una settimana fa sembrava assolutamente fuori dalla sua portata. E in Michigan.
Il Grand Old Party mantiene il controllo del Congresso, tanto alla Camera dei Rappresentanti che al Senato. Al Senato, secondo il New York Times, al momento il quadro sarebbe di 49 seggi ai repubblicani e 47 ai democratici (da notare comunque che in queste elezioni sui 100 senatori sono stati rinnovati solo 35 seggi). Alla Camera, che è stata completamente rinnovata, i democratici hanno ottenuto 169 seggi contro 231 dei repubblicani.
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