La cima dell'Alpamayo |
Il soccorso peruviano aveva individuato martedì il punto dove si trovava "una persona con una tuta rossa. Crediamo sia l'evidenza che c'è stata una valanga e che siano caduti lì". E Renzo Moreno, responsabile delle Associazioni delle guide del Perù aveva spiegato che "ci hanno riferito che sono riusciti a scorgere una persona con un giubbotto rosso: si trova in un punto difficile da raggiungere". Il corpo si trovava "in un'area lontana e pericolosa, una zona tra l'altro di caduta delle valanghe. I nostri uomini hanno rastrellato la zona, sia sul versante destro sia su quello sinistro. Inizialmente non era stato possibile trovare niente, ma analizzando i dati a disposizione e dai racconti delle guide, abbiamo capito che si è staccato un grande cornicione e che la caduta è stata di circa 700 metri".
I due alpinisti italiani erano arrivati in cordata a 5.800 metri di quota, nel 'couloir' che porta alla cresta finale. Dietro di loro procedevano altri due alpinisti canturini, il venticinquenne Marco Ballerini e il ventitreenne Giacomo Longhi. Stavano salendo tutti e quattro lungo la via Ferrari, una delle 'classiche' delle Ande. Tagliabue e Broggi sono scomparsi nel nulla dopo aver aggirato un costone di roccia e ghiaccio. I compagni non li hanno più visti né hanno trovato tracce del loro passaggio: è probabile che siano stati travolti e trascinati a valle da una valanga, forse provocata dal crollo di una cornice di ghiaccio sulla cresta. Ma non si può escludere una scivolata in un passaggio delicato.
La seconda cordata ha avviato le ricerche e poi si è diretta a valle per cercare aiuto: dopo oltre 20 ore di marcia, l'allarme è scattato sabato pomeriggio, quando ormai era buio, e le operazioni di soccorso sono iniziate domenica mattina. Sono intervenute le guide alpine di Huaraz e il corpo di Alta Montana della polizia, oltre ad altri alpinisti presenti nella zona.
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