DOHA - Accordo a Doha sull'estensione del protocollo di Kyoto fino al 2020: circa 200 Paesi hanno acconsentito a estendere il periodo di impegno per l'accordo per rallentare i cambiamenti climatici. L'accordo èarrivato con un giorno di ritardo e dopo un'intensa notte di negoziati e non entusiasma nessuno; ha evitato però una nuova battuta d'arresto negli sforzi delle Nazioni Unite per fermare le crescenti emissioni di gas serra. L'estensione del protocollo di altri 8 anni mantiene in vita e giuridicamente vincolante l'unico patto tra governi per la lotta contro il surriscaldamento globale; ma e' stato indebolito dal ritiro di Russia, Giappone e Canada, e così adesso i Paesi firmatari risultano essere responsabili solo del 15 per cento delle emissioni di gas inquinanti (del resto, gli Usa non hanno mai firmato Kyoto). La Russia, che a Doha si è tirata indietro, voleva limiti meno stringenti. Rinviato anche il cosiddetto Doha Climate Gateway, ovvero la decisione sul pacchetto di aiuti ai Paesi in via di sviluppo perchè potessero affrontare le conseguenze derivanti dal cambiamento climatico. Su un punto tutti si sono trovati d'accordo: l'accordo di Doha è ben lontano da quello che gli scienziati chiedevano per scongiurare le tragedie climatiche sempre più frequenti (ondate di caldo incessante, tempeste violente, inondazioni, trombe d'aria, siccità devastanti e l'aumento costante dei livelli del mare).
L'accordo di Kyoto, che sarebbe scaduto alla fine del 2012 senza una proroga, obbliga circa 35 Paesi industrializzati a tagliare le emissioni di gas serra di una media di almeno il 5,2% rispetto ai livelli del 1990 (nel periodo dal 2008 al 2012). Ma le emissioni di anidride carbonica continuano a crescere: sono destinate ad aumentare del 2,6% quest'anno e sono di oltre il 50% piu' elevate che nel 1990; la crescita più impetuosa e' prodotta principalmente dai Paesi emergenti come Cina e India.
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