Nei riquadri, le due vittime |
I due fatti di cronaca che – come ormai assodato – sono inequivocabilmente legati tra loro: la scomparsa di Stefano Masala il 7 maggio del 2015, e l’omicidio di Gianluca Monni, il giorno successivo.
Il sequestro di persona. Seguendo la linea della Procura dei minori (titolare del fascicolo è il sostituto Roberta Pischedda) si parte inevitabilmente dalla sparizione del 29enne di Nule. Stefano, l’amico di tutti disponibile con tutti, quel giorno è stato attirato in una trappola. Forse era persino convinto di andare a un appuntamento con una ragazza. Aveva preso la macchina di suo padre Marco, una Opel Corsa grigia tirata a lucido, e dopo aver fatto una breve tappa in uno dei bar del paese, era andato via di corsa, ma col sorriso sulle labbra. «Ho un appuntamento, vado di fretta», aveva detto all’amico barista Giampiero. Un’ora più tardi il suo cellulare già non rispondeva più. All’appuntamento in realtà non si sarebbe presentata una donna ma forse solo il 17enne (l'età che all'epoca aveva Paolo Enrico Pinna). In effetti i due delitti, secondo la Procura dei minori di Sassari e la Procura di Nuoro, che coordina le indagini, ruoterebbero intorno alla figura del minorenne, che per uccidere Gianluca Monni avrebbe eliminato anche Stefano Masala, diventato un testimone scomodo. Il movente di questi due fatti di sangue, secondo gli inquirenti, sarebbe una rissa scoppiata una sera di dicembre del 2014 durante una festa paesana a Orune: in quell'occasione, il 17enne avrebbe fatto degli apprezzamenti pesanti alla ragazza di Gianluca Monni, che ha reagito aiutato dagli amici. Avuta la peggio, Enrico Pinna è poi tornato sul posto armato di pistola, ma anche questa volta Monni e compagni sono riusciti ad imporsi. Un nuovo affronto che il ragazzo avrebbe vendicato cinque mesi dopo con l'omicidio dello studente. Quella sera di dicembre, nella sala da ballo di Orune, era presente anche Stefano Masala, che però non ha partecipato alla rissa. Fin da subito gli inquirenti hanno collegato il delitto di Monni con la sparizione di Masala: il 29enne sarebbe stato usato - non si sa se consapevolmente o sotto costrizione - per avere l'auto con cui compiere l'omicidio, quindi ucciso perché sapeva o aveva visto troppo.
La macchina di Stefano serviva probabilmente per raggiungere il giorno successivo Orune e si doveva nascondere da qualche parte (da qui il sequestro di persona) quell’amico che era diventato un intralcio. Sempre ragionando per ipotesi, non è detto che l’intenzione iniziale fosse quella di ammazzarlo. La situazione potrebbe esser sfuggita di mano in una fase successiva.
L’omicidio. Di sicuro Stefano Masala è stato usato per raggiungere uno scopo preciso. E quando chi gli ha teso la trappola si è reso conto che quell’amicone, buono e con un altissimo senso della giustizia, era diventato scomodo, potrebbe aver deciso di liberarsene.
L’occultamento di cadavere. Il corpo di Stefano non si trova da nessuna parte. Lo hanno cercato ovunque anche con il supporto dei cani molecolari. Sembra essere sparito nel nulla. Ed ecco l’altra accusa nei confronti del 18enne di Nule e del cugino di Ozieri: aver nascosto il corpo della vittima.
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