Leonardo Di Caprio parla al "Climate Summit" dell'Onu |
NEW YORK - Lanciato da una campagna di mobilitazione pubblica, che ha portato milioni di persone a marciare nel week end in tutto il mondo per salvare il pianeta (300mila solo a New York), si è aperto al Palazzo di Vetro il 'Climate Summit'. Sono 120 i leader mondiali, tra i quali il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il premier Matteo Renzi, ad aver infatti risposto all'appello di Ban Ki moon che, in occasione della 69esima Assemblea Generale dell'Onu che si apre ufficialmente mercoledì, ha convocato questa conferenza per intraprendere un'azione politica contro i cambiamenti climatici.
"I cambiamenti climatici minacciano la pace duramente conquistata, la prosperità e le opportunità di miliardi di persone", ha detto Ban Ki moon che, nel suo discorso di apertura, ha esortato il mondo a "cambiare passo". Secondo il segretario generale dell'Onu, il mondo non ha mai dovuto affrontare un'emergenza come quella del cambiamento climatico. Per questo Ban si è rivolto a governi e istituzioni private, esortandoli ad investire in progetti per la riduzione delle emissioni di gas serra. E ha chiesto il varo di carbon tax per disincentivare le industrie inquinanti.
Il cambiamento climatico è una delle minacce del nostro tempo, ma è anche un'opportunità per reinventare le nostre economie", ha sottolineato da parte sua il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.
Tra gli speaker intervenuti alla Cerimonia di apertura del summit, il sindaco di New York Bill de Blasio, il premio Nobel per la Pace ed ex vicepresidente Usa Al Gore e l'attore Leonardo DiCaprio. La star di Hollywood ha invitato la platea di leader ad agire contro l'accelerazione dei cambiamenti climatici: "La gente ha fatto sentire domenica in tutto il mondo la sua voce e lo slancio non si fermerà.E ora è il vostro turno, il tempo di rispondere alla più grande sfida della nostra esistenza su questo pianeta è ora".
Ma se la lista dei partecipanti è importante, forse ancora più significative sono le assenze. In particolare quelle del presidente cinese Xi Jinping e del premier indiano Narendra Modi, leader dei paesi più popolosi del mondo che insieme con gli oltre 2,5 miliardi di abitanti costituiscono oltre un terzo della popolazione del pianeta e che si collocano rispettivamente al primo e terzo posto (gli Stati Uniti sono secondi) tra i maggiori produttori di emissioni inquinanti. Pechino e Nuova Delhi sono ovviamente rappresentate al vertice, dal vice premier cinese Zhang Gaoli e dal ministro dell'Ambiente indiano, Prakash Javadekar, ma l'assenza "per impegni precedenti" di Xi e Modi è stato interpretato come un modo per snobbare pubblicamente l'iniziativa. O di ribadire che il problema di ridurre le emissioni inquinanti deve interessare maggiormente i tradizionali paesi sviluppati, che si sono arricchiti inquinando per decenni, e non, o per lo meno non nella stessa misura, le economie emergenti. Anche se sono diventate, come nel caso della Cina, delle vere e proprie
Nessun commento:
Posta un commento