WASHINGTON, 29 aprile - "I nostri soldati e le forze speciali in Iraq e Siria sono in combattimento, credo si debba dirlo chiaramente". Sono le parole del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Ashton Carter. Il Pentagono contraddice così l'amministrazione Obama, secondo cui le truppe statunitensi non sono direttamente impegnate nei combattimenti contro i miliziani dell'Isis.
Carter è stato messo sotto pressione dei membri della commissione Servizi armati del Senato, di fronte ai quali ha testimoniato in merito alla coalizione guidata dagli Usa nella lotta contro l'Isis e sulla caratterizzazione della attività come non da combattimento.
Dan Sullivan, senatore repubblicano dell'Alaska, è stato durissimo: "Quando alla Casa Bianca parlano dei nostri soldati nel Medio Oriente, lo fanno andando per le lunghe e dicendo che non coinvolgeranno truppe da combattimento americane per lottare sul campo straniero". Secondo lui però sia l'amministrazione Obama sia i funzionari della Difesa fanno retoricamente "le capriole nell'insistere che i nostri soldati non stanno combattendo quando tutto il Paese sa che in realtà lo stanno facendo".
A quel punto Carter ha risposto spiegando che i 3.500-5.000 soldati e forze speciali in Iraq e Siria come parte della "Operation Inherent Resolve" sono "in combattimento e credo che dobbiamo dirlo chiaramente". Il numero uno del Pentagono ha cercato comunque di limitare la portata delle sue dichiarazioni aggiungendo che anche se i soldati Usa sono coinvolti nei combattimenti, l'onere di sconfiggere l'Isis sta alle forze locali e non a quelle americane.
"L'intento non è sostituire le forze locali ma cercare di renderle potenti a sufficienza affinché possano cacciare l'Isis con il nostro sostegno - ha aggiunto Carter -. E quando noi offriamo sostegno, mettiamo la nostra gente nelle loro mani".
Obama ha fatto di tutto per mettere fine alle guerre in cui l'America era coinvolta. Nel 2011 ha portato a casa i soldati Usa in Iraq e nel 2014 ha ufficialmente messo fine alle operazioni di combattimento in Afghanistan. Da allora la Casa Bianca ha tentato di descrivere il suo nuovo coinvolgimento in Iraq e in Siria come una missione in cui la gran parte delle operazioni statunistensi sta nel "fare training, fornire consulenza e assistere".
Eppure non sono mancate vittime americane. Lo ha confermato il generale e Chiefs of Staff Joseph Dunford, anche lui chiamato a testimoniare proprio mentre gli Usa hanno ha deciso di inviare altre 250 uomini delle forze speciali in Siria per coordinare gli sforzi volti a riconquistare Raqqa, quella che l'Isis considera la sua capitale.
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