ROMA, 30 ottobre - Ignazio Marino non è più sindaco. Ventisei consiglieri comunali, uno più del quorum, si sono dimessi in Campidoglio determinando lo scioglimento dell'assemblea capitolina, della giunta, già orfana di otto assessori, e di conseguenza la decadenza del sindaco-chirurgo dalla sua carica. Ora il Prefetto di Roma dovrà nominare un commissario. L'ormai ex sindaco, però, no ci sta e si sfoga in una conferenza stampa rancorosa attaccando i consiglieri dimissionari "Vi siete sottomessi" e ancora: "Avete preferito il notaio all'Aula", il Pd: "Ha tradito il suo nome e il suo dna". "Una coltellata da 26 nomi ma un unico mandante". Renzi, naturalmente.
"La politica discute fuori dalle sedi democratiche" ha reagito l'ex sindaco. "Mi e' stato negato di poter andare in aula e mi chiedo ancora: perchè?". "La crisi politica che si e' aperta al Comune di Roma auspicavo che potesse chiudersi nell'aula per spiegare in un dibattito chiaro cosa stesse accadendo. Invece - ha osservato Marino - si e' preferito andare dal notaio".
L'ex sindaco si e' dichiarato "deluso" dai comportamenti dei dirigenti del Pd . "Il partito democratico e' il partito che piu' mi ha deluso perche' i suoi dirigenti hanno rinunciato ad agire al di fuori dei confini della democrazia negando il suo stesso nome". Marino ha sottolineato di non aver avuto alcun rapporto con il presidente del Consiglio Renzi nell'ultimo anno.
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