TRIPOLI, 22 luglio - Il rapimento degli italiani Filippo Calcagno, Salvatore Failla, Fausto Piano e Gino Tullicardo, tutti alle dipendenze di società di costruzioni italiana Bonatti, può essere una richiesta di scambio con degli scafisti detenuti? "Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio": lo ha detto Angelino Alfano a Skytg24. "Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito" alla lotta agli scafisti.
Il quotidiano online libico 'Akhbar Libia24', citando fonti di Sabrata, città sulla costa nord-occidentale del Paese, ha scritto che "i 4 italiani rapiti sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile trovare nascondigli". Secondo le fonti, "i rapitori "hanno fatto scendere gli italiani dalla loro macchina, e li hanno fatti salire in un'auto obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari". Il sito aggiunge che "l'autista dell'auto degli italiani è stato legato e abbandonato nel deserto".
Un certo numero di altri italiani sono stati rapiti in Libia nel corso dell'ultimo anno e mezzo, quasi tutti per riscatto. Un anno fa, tre operai di un'altra impresa di costruzioni italiana che lavora in Zuwara, la Piacentini Costruzioni, sono stati sequestrati nella zona. Due, un bosniaco e un macedone, sono stati rilasciati incolumi un paio di giorni più tardi, ma il terzo, italiano Marco Vallisa , si è svolta per altri quattro mesi.
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