domenica 24 luglio 2016

MONACO, il killer ha acquistato la pistola on line. Si preparava da un anno



MONACO DI BAVIERA, 24 luglio - Ali Somboly, il 18enne tedesco di origini iraniane che venerdì ha ucciso nove persone a Monaco, in Germania, "preparava il suo folle gesto da un anno". Lo rende noto la polizia della città bavarese. "Dietro la strage non c'è alcuna motivazione politica né spinte dall'estero - spiega il procuratore Thomas Steinkraus -. L'attentatore non ha neppure scelto specificamente le sue vittime". lI killer ha usato a Monaco la stessa pistola utilizzata a Utoya da Breivik, una Glock 17 calibro 9. Se la sarebbe procurata online su "darknet", senza dover fornire alcuna informazione sulla sua identità. La pistola Glock, hanno spiegato investigatori al quotidiano bavarese, era un'arma "ricondizionata" nel 2014 ed arrivava dalla Slovacchia. La darknet è una sorta di Web segreto, un mondo parallelo a Facebook, Amazon e ai siti di notizie che conoscono la maggior parte degli utenti di Internet. Le pagine nella darknet possono essere richiamate solo se si utilizza il software giusto e sapere esattamente dove cercare. Spesso i criminali usano la darknet, quando sono in procinto di agire con le armi, la droga o la pornografia infantile.
Sulla scena del delitto la Polizia scientifica ha trovato 58 bossoli esplosi: tutti tranne uno sono stati esplosi dall'arma dell'assassino.
Visitò luoghi di strage Winnenden - Il 18enne tedesco-iraniano oltre ad aver raccolto materiali sulle stragi del passato, era andato a visitare Winnenden, la località del sudest della Germania dove nel 2009 un 17enne uccise 15 persone nella sua ex scuola. Lo ha fatto sapere il ministro dell'Interno bavarese, Joachim Herrmann, parlando all'emittente regionale Br.
Tra le vittime nessun compagno di scuola - Nessuna delle vittime di Ali Sonboly era nella sua stessa classe, un liceo tecnico. Lo dice il procuratore capo di Monaco, sottolineando che "nessuna informazione verrà negata alla stampa sul caso". Alla base della strage potrebbero esserci anche episodi di bullismo subiti dal killer durante la sua permanenza al liceo.
La trappola su Facebook fatta con un falso profilo - L'assassino di Monaco non ha hackerato un account di Facebook di un'altra persona, ma ha usato un falso account, alimentato da foto e dati di altri account. Lo ha detto la Polizia criminale di Monaco aggiungendo che Ali era "un provetto giocatore di giochi di sparatorie online", e che esiste una chat che "prova l'acquisto della pistola su darknet". 
Per due mesi in psichiatria dopo episodi di bullismo - Ali Sonboly era stato oggetto di bullismo da parte dei suoi compagni di classe nel 2012: lo ha detto il procuratore Steinkraus-Koch, aggiungendo che il ragazzo era stato nel 2015 ricoverato per due mesi in una struttura sanitaria per problemi di sociopatia e difficoltà relazionali. Ali aveva scritto un "manifesto", una specie di testamento. Sono stati 60 i colpi esplosi dall'attentatore nel centro commerciale di monaco: 57 di questi sono sicuramente da attribuire alla sua pistola.
Il padre lo riconobbe nei video e lo denunciò - Il padre di Ali riconobbe il figlio nei primi video circolati su internet e avvertì la polizia. Il genitore si era presentato in un commissariato di polizia per comunicare i propri sospetti. Stando a quanto dichiarato dal portavoce della polizia, i genitori dell'assassino di Monaco non sono stati ancora interrogati.
Ossessionato dalla strage di Utoya - L'attentatore di Monaco era decisamente ispirato, se non ossessionato, nella sua azione da Anders Breivik. Lo scrive la Sueddeutsche Zeitung, secondo il quale il suo pc era pieno di immagini dell'attentatore di Utoya ed il suo "manifesto". Venerdì era il giorno del quinto anniversario della strage di Utoya.

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