MILANO, 7 gennaio - Le quotazioni del petrolio ai minimi e le mosse della Banca centrale di Pechino fanno scivolare tutte le Borse asiatiche: a Shanghai e Shenzhen per la seconda volta sono scattati i 'circuit breakers' per limitare le perdite, con i due listini che hanno rimandato a domani gli scambi segnando un calo di giornata del 7,3% e di oltre l'8%. Tokyo ha perso il 2,3% finale, Hong Kong in chiusura cede il 2,7%, Sidney ha chiuso in calo del 2,2%.
Resta violenta la corrente di vendite sulle Borse europee con il petrolio che guarda anche alle scorte negli Usa e non riesce a risalire: Francoforte e Amsterdam perdono il 3,4%, Parigi il 2,8%, Londra e Parigi il 2,6%, con Milano che segna un calo dell'indice Ftse Mib del 2,3%. Ancora molto male i settori delle materie prime e dell'energia, seguiti da quello automobilistico (Volkswagen -4,8%). In Piazza Affari Unicredit e Mps cedono il 4%, tengono Poste (-0,5%) ed Enel (-0,9%)
Il petrolio affonda -4% a 32,6 dollari - I timori di una situazione economica peggiore del previsto in Cina e la sovrapproduzione mandano al tappeto il prezzo del petrolio già in calo nei giorni scorsi. Il greggio Wti cede il 4% a 32,6 dollari al barile fra forti scambi mentre il Brent cala a 32,75 dollari. Per alcuni analisti la soglia dei 30 dollari non è più così lontana.
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