martedì 15 settembre 2015

ESTERI/ Il fallimento Ue, nessun accordo sui migranti


BRUXELLES, 15 settembre - Il consiglio Affari Interni Ue, secondo fonti diplomatiche, non è stato in grado di trovare un accordo su un documento di conclusioni, che esige unanimità, e dalla riunione viene fuori solo una dichiarazione della presidenza di turno lussemburghese. Fonti hanno rivelato che Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania si sono messe di traverso al consiglio Affari interni Ue sui migranti ed hanno impedito di trovare un'intesa unanime sulla bozza di conclusioni, spiegano fonti diplomatiche. Budapest ha anche insistito nel voler essere cancellato dalla lista dei Paesi beneficiari dei ricollocamenti.
Non è stato possibile trovare l'unanimità sui 120mila ricollocamenti ma "c'è un accordo di principio suffragato da una larga maggioranza di Paesi" e "il Consiglio può decidere per maggioranza qualificata". Lo ha detto Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo, presidente di turno dell'Ue, al termine della riunione di Bruxelles. 
Tutto è quindi rimandato alla nuova riunione dei ministri dell'8 ottobre, quando di fronte a mali estremi, si andrà avanti con la maggioranza qualificata. Intanto i 28 hanno dato il via libera formale per l'avvio della 'fase 2' della missione navale EuNavFor Med che prevede l'uso della forza contro gli scafisti nel Mediterraneo.

A chiare lettere è emerso anche che il trattato di Schengen è in gioco in questa partita, indebolito ulteriormente dopo che Vienna eBratislava hanno espresso l'intenzione di seguire l'esempio di Berlino ripristinare i controlli alle frontiere, minacciando così di scatenare un "effetto domino" che potrebbe peggiorare la già complicata situazione nel Vecchio continente. La Polonia sta valutando cosa fare al riguardo, e anche il ministro francese Bernard Cazeneuve minaccia di percorrere quella strada se le cose con l'Italia non dovessero funzionare. 

Intanto, col via libera di oggi al primo schema di 40mila ricollocamenti (26mila dall'Italia e 14mila dalla Grecia) si costituisce la base legale per l'avvio dell'approccio "hotspot", centri di smistamento per distinguere i profughi dai migranti economici. E proprio questi ultimi dovrebbero essere trattenuti in Italia e Grecia, in centri attrezzati regolati da una "certa severità", come spiega il ministro dell'Interno Angelino Alfano
, in attesa del rimpatrio. Il titolare del Viminale chiede però l'applicazione degli hotspot in modo graduale, in parallelo ai ricollocamenti, ma soprattutto condizionata "al funzionamento dei rimpatri", che devono essere "gestiti da Frontex" con "risorse comunitarie" e sotto la responsabilità europea. 

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