martedì 14 aprile 2015

"Contrada non doveva essere condannato", dice la Corte europea dei diritti umani

Bruno Contrada
STRASBURGO, 14 aprile - Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all'epoca dei fatti (1979-1988), il reato non "era sufficientemente chiaro". Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Lo Stato italiano deve versare all'ex numero due del Sisde 10 mila euro per danni morali.

Uscito dal carcere a 81 anni nel 2012, dopo dieci anni, aveva commentato: "Non odio nessuno ma sono certo che prima o poi verrà il momento, e probabilmente non ci sarò più, che la verità sulla vicenda sarà ristabilita e qualcuno allora dovrà pentirsi del male che ha fatto a me e anche alle istituzioni". Napoletano di nascita ma palermitano di carriera Contrada è stato un poliziotto capace di diventare poi capo della Criminalpol, della Mobile e numero 3 del Sisde. Dopo i sospetti arriva l'accusa: concorso esterno in associaizone mafiosa  sulla base delle dichiarazioni di diversi pentiti, tra cui Gaspare Mutolo e Tommaso Buscetta. Nel 2007 per Contrada arriva infine la condanna definitiva a dieci anni di reclusione per aver "contribuito alle attività e agli scopi criminali dell'associazione mafiosa denominata Cosa nostra, fornendo ad esponenti della commissione provinciale di Palermo di Cosa nostra notizie riservate, riguardanti indagini ed operazioni di polizia da svolgere nei confronti dei medesimi e di altri appartenenti all'associazione'". 

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