martedì 20 gennaio 2015

INDIA, annullata dalla Corte Suprema la condanna all'ergastolo di una coppia italiana

Tomaso ed Elisabetta, liberi dopo 5 anni
NEW DELHI, 20 gennaio - La Corte suprema indiana ha annullato la condanna all'ergastolo di Tomaso Bruno, 31 anni, e Elisabetta Boncompagni, 42 anni, pronunciata dall'Alta corte dell'Uttar Pradesh, disponendone l'immediata liberazione. La coppia di italiani era stata arrestata nel 2010 con l'accusa di avere ucciso, a Varanasi, Francesco Montis, loro compagno di viaggioLa sezione n.12 della Corte suprema, presieduta da Anil R. Dave, ha dichiarato che "la sentenza dell'Alta corte è stata annullata" e ha stabilito che gli autori dell'appello "siano subito rimessi in libertà". L'ambasciatore d'Italia Daniele Mancini, presente in aula, ha espresso "grande soddisfazione per il risultato ottenuto". 
I legali della famiglia si sono messi al lavoro per ottenere copia della sentenza con cui chiedere alle autorità giudiziarie e penitenziarie dell'Uttar Pradesh il rilascio dei due italiani dal carcere di Varanasi.
E' possibile che per finalizzare queste procedure siano necessarie almeno 24 ore, dopodichè, una volta riottenuti i passaporti, sarà possibile farli rientrare in Italia. Fonti legali indiane hanno indicato che "in teoria" la Procura dell'Uttar Pradesh potrebbe chiedere in esxtremis una 'review' (revisione) della sentenza di annullamento della condanna all'ergastolo, ma che tale ipotesi "è praticamente esclusa". 
Questa storia inizia il 28 dicembre 2009, quando Tomaso, Elisabetta ed il suo fidanzato Francesco Montis, si recano in viaggio in India. Il giorno prima della partenza i tre giovani decidono di consumare della droga, la mattina dopo, Francesco Montis non si sveglierà più. Il referto post mortem, redatto da un oculista e non da un medico legale, parla di morte per strangolamento, nonostante non ci siano segni evidenti e nell’autopsia si faccia cenno ad un’emorragia cerebrale, alla quale non viene dato assolutamente alcun peso. Per la polizia indiana e per i giudici non ci sono dubbi: è un omicidio passionale, nonostante la sentenza affermi che non ci sono abbastanza prove per dimostrare l’omicidio: il fatto che i tre dormivano nello stesso letto (cosa inconcepibile per la cultura del luogo) è di per sé una prova valida.
Madre Tomaso: "Grande gioia" - Una "grande gioia" ed il riconoscimento che alla fine "il sistema giudiziario indiano ha dimostrato di funzionare" sono stati espressi da Marina Maurizio. "E' davvero una sentenza importante, perché ne cancella ben due di altrettanti gradi di giudizio inferiori. Per questo i nostri legali ci avevano invitato alla prudenza. Non posso neppure dire che si sia trattato di una giustizia indiana lenta, perché nel nostro caso in cinque anni sono stati percorsi tre gradi di giudizio, e il terzo, in Corte Suprema, è stato il più rapido di tutti".

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