mercoledì 16 settembre 2015

AMBIENTE/ 10mila LUPI in Europa. Serve la caccia selettiva?


BRUXELLES, 16 settembre – La popolazione dei lupi in Europa è tornata a crescere. Dopo una parentesi durata per tutto il XX secolo durante il quale l’animale è stato vicino all’estinzione, ora è tornato a raggiungere le 10mila unità e ponendo nuove sfide all’Europa. Ci si chiede soprattutto se le norme vigenti a livello comunitario rispecchino la nuova realtà, per cercare di fare chiarezza su questo tema l’Intergruppo per la Biodiversità e la caccia del Parlamento europeo ha organizzato la conferenza “The Return of the Wolf to the European Landscape”. Punto centrale del dibattito è stata la “Habitats Directive”, che fornisce una cornice legale sia per la conservazione che per una gestione sostenibile dei grandi carnivori, limitando fortemente la caccia.
La direttiva, che risale al 1992 quando i lupi grigi erano ancora considerati in via di estinzione, è considerata da alcuni obsoleta e accusata di non tenere conto della specificità dei Paesi europei. Nel corso della conferenza si sono succeduti rappresentanti di agricoltori, cacciatori, ricercatori ed esponenti del mondo politico locale ed europeo.
Emmanuel Coste, agricoltore della Copa Cogeca si è mostrato a favore di una modifica degli annessi della direttiva che permetta uccisioni selettive in quanto, ha affermato, i lupi attaccano il bestiame e la loro presenza “crea un problema di convivenza”.
Di simile avviso, naturalmente, sono i cacciatori, rappresentati da Helmut Damman-Tamke, presidente dell’associazione dei cacciatori della Bassa Sassonia, che ha parlato anche del rischio che può derivare da contatti con gli umani (in aumento) sostenendo che una caccia sostenibile deve essere considerata come “necessaria per l’accettazione del lupo da parte della popolazione” e una possibile soluzione alla sovrappopolazione della specie.
Di parere opposto – favorevole cioè al mantenimento dello status quo legislativo – è Eick von Rusc, ex capo del Dipartimento per la Conservazione della natura e politica ambientale della ong tedesca NABU, che si occupa di natura e biodiversità. VonRusc ritiene che l’attuale quadro legislativo sia “perfettamente adeguato” alle necessità attuali e che eventuali cambiamenti debbano derivare dall’analisi di dati strettamente scientifici. Nonostante la divergenza nelle posizioni, vi sono stati alcuni punti in comune, quali “la necessità di trovare una chiara cornice legale” e “di tenere conto della specificità dei contesti nazionali”, sottolineati dal capo della Biodiversity Unit della Commissione che ha aggiunto che la “EU Platform on Coexistance between people anc large carnivors”, sta lavorando sulla questione. Quale che siano le prossime decisioni, è certo che il dibattito è destinato a durare a lungo.

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