giovedì 9 luglio 2015

SAN GIOVANNI SUERGIU, ubriaco e armato il fisico svizzero barricato per 20 ore nella sua villetta


SAN GIOVANNI SUERGIU (Sardegna) - Ubriaco e armato di tre pistole e quattro scatole di munizioni. Alain Kespy, il fisico nucleare svizzero di 74 anni che è rimasto asserragliato per 20 ore in una casa di campagna a San Giovanni Suergiu, si è arreso solo dopo aver fatto fuoco sui carabinieri che tentavano di entrare nell'abitazione. L'uomo, ex sindaco di un piccolo paese francese che da un anno si è trasferito in Sardegna, ha aperto la porta intorno alle 18,30 dell'altro ieriL'uomo è stato arrestato e accompagnato in caserma. In seguito alle valutazioni mediche  potrebbe aspettare l'udienza di convalida ai domiciliari o in una struttura sanitaria. 
Davanti alla casa  circondata dai militari sono stati vissuti momenti di grande tensione. Quando  i carabinieri hanno tentato di fare irruzione nell'edificio, Alain Kespy si è avvicinato a una finestra e ha aperto il fuocoInutili i tentativi di mediazione da parte della moglie, dell'avvocato e del suo migliore amico. Il pensionato ha rifiutato di parlare con chiunque.
Quando si è presentato all’ingresso Alain Kesby era in evidente stato di ubriachezza e non ha detto una parola. I militari hanno recuperato nella sua abitazione tre pistole e diverse munizioni. Confuse le motivazioni. Sembra che l’uomo, che tutti descrivono come un a persona tranquilla e gentilissima abbia perso il controllo dopo un furioso litigio con il vecchio padrone dell’abitazione. La casa era stata acquistata per 400mila euro senza una visita preventiva e sarebbe poi risultata non in sintonia con le descrizioni viste su Internet dal fisico nucleare. Ne sarebbe nato un contenzioso e continue discussioni e richieste di denaro. Una situazione che avrebbe esasperato l’ex sindaco scatenando la sua reazione. Lunedì notte l’uomo ha perso la testa e minacciato la moglie che è riuscita a scappare e a chiamare i soccorsi. Immediato l’intervento dei carabinieri della Compagnia di Carbonia, intervenuti in forze e del reparto operativo provinciale, che con indosso i giubbotti antiproiettile hanno circondato la casa impedendo a chiunque di avvicinarsi. La trattativa è iniziata durante la notte ed è proseguita fino alle 18, 20. A un certo punto, l’uomo avrebbe urlato frasi come «In Italia non c'è giustizia», e, forse rendendosi conto che la sua azione era andata troppo in là ha urlato ai militari che presidiavano la zona: «Ho fatto una cosa troppo grave, non posso più tornare indietro». Frasi che hanno fatto temere l’irreparabile. Ma fortunatamente alla fine Kesby è tornato alla ragione e si è arreso.

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