VERONA, 7 febbraio - La colf brasiliana, licenziata da una coppia di Verona che riteneva la donna non trattasse bene i loro figli, una volta rientrata in patria li ha denunciati per aggressioni fisiche anche a scopo sessuale, minacce e violenza psicologica. E ora i due italiani, a meno di essere salvati in extremis dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, rischiano l'estradizione in Brasile. Senza nemmeno essere stati prima processati e tantomeno condannati.
Lo stesso Paese che da anni nega all'Italia l'estradizione del terrorista Cesare Battisti, condannato all'ergastolo, pretende insomma che l'Italia consegni due suoi cittadini semplicemente sulla base di una denuncia. E la Cassazione, nonostante il parere contrario del pg, ha già dato il via libera: pur riconoscendo, riferisce il Corriere della Sera, che esistono "punti critici" nella procedura, il trattato bilaterale del 1989 non prevede che l'autorità giudiziaria italiana valuti la richiesta nel merito, ma solo che verifichi che la richiesta Brasiliana indichi i motivi della richiesta (che ci sono: le presunte aggressioni e le minacce) e le fonti di prova (che c'è: la testimonianza della colf).
Insomma, a quanto pare in base al trattato è sufficiente che qualunque cittadino brasiliano denunci nel proprio Paese un italiano per far sì che i tribunali del Paese sudamericano possano chiedere, e ottenere senza difficoltà, l'estradizione di un nostro concittadino.
Ai coniugi veronesi resta comunque un'ultima speranza: che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, eserciti il proprio "rifiuto facoltativo" previsto dal trattato, e che neghi quindi l'estradizione. Ma il tempo stringe: il Guardasigilli ha tempo solo 45 giorni, che per la moglie scadono il 18 febbraio.
Nel frattempo in Italia il procedimento contro i coniugi è ancora pendente: il pm di Venezia ha aperto un fascicolo nel 2016 inviando al Brasile una rogatoria, alla quale al momento non è stata data risposta.
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