Anatolij Korol |
NAPOLI, 5 settembre - Svolta decisiva nelle indagini sull'omicidio di Anatolij Korol, l'operaio ucraino 38enne ucciso la settimana scorsa nel tentativo di sventare una rapina a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli.
"Siamo stati noi", hanno confessato agli inquirenti Marco Di Lorenzo e Gianluca Ianuale, i due giovani, entrambi maggiorenni, fermati stamane dai carabinieri a Scalea, nel Cosentino: sono fratellastri, figli di madri diverse ma dello stesso padre, considerato il boss del clan egemone della zona.
Il tragico episodio risale alla sera del 29 agosto scorso, un sabato, quando Korol, fatta la spesa nel supermercato "Piccolo" di via Selva, vede entrare nel negozio due persone con i volti coperti dal casco: messa al sicuro la figlioletta di due anni, rientra nell'esercizio, sorprende i due rapinatori in azione e ne blocca uno ma viene ferito mortalmente da un colpo esploso dalla pistola dell'altro.
Le indagini scattano immediate, incentrate sulle testimonianze dei presenti e sulle immagini del circuito di videosorveglianza, e nel giro di una settimana il cerchio si stringe intorno ai responsabili: stamattina prima filtra la notizia di una serie di perquisizioni in via Leopardi, nel rione Cisternina, complesso di edilizia popolare di Castello di Cisterna - dove, nella tromba di un ascensore condominiale, vengono trovati un fucile mitragliatore, una pistola calibro 7.65, munizioni e tre bilancini di precisione - poi quella del fermo di due sospetti.
Di Lorenzo e Ianuale, formalmente indagati per concorso in rapina aggravata e omicidio volontario, vengono interrogati nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna dal procuratore capo di Nola, Paolo Mancuso: "stanno collaborando con le forze dell'ordine", rivela il loro legale.
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