venerdì 17 marzo 2017

Scienziati italiani mettono a punto un impianto per risolvere le degenerazioni retiniche (per ora, nei topi)


NEGRAR, 17 marzo - Gli scienziati italiani hanno appena messo a punto un impianto retinico che è in grado di ripristinare la visione nei ratti, e sono ora intenzionati ad avviare la procedura umana dal prossimo semestre.Il nuovo impianto, che converte la luce in un impulso elettrico che stimola i neuroni retinici, probabilmente aiuterà milioni di persone che soffrono di degenerazione retinica, in cui le cellule fotorecettori dell'occhio cominciano a rompersi, portando infine alla cecità.
La retina è situata nella parte posteriore dell'occhio, ed è composto di milioni di questi fotorecettori sensibili alla luce, ma eventuali mutazioni sui geni umani può portare alla degenerazione retinica, dove le cellule muoiono, mentre i neuroni intorno a loro non sono interessati.
A causa del fatto che i nervi della retina rimangono intatti, ricerche preziose sono incentrate per impiantare occhi bionici che stimolano i neuroni con le luci e le modifiche genetiche per cercare di riparare le mutazioni.
Ma questo nuovo team, guidato dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Negrar, ha sviluppato un approccio completamente nuovo che impianta una protesi in un occhio che sostituisce la retina danneggiata. Questo impianto è costituito da un sottile strato di polimero conduttivo, poi posto su un substrato di seta ricoperta con un polimero semiconduttore.
Il polimero semiconduttore agisce quindi come un materiale fotovoltaico, che assorbe i fotoni quando la luce raggiunge l'occhio, dopo di che l'elettricità stimola i neuroni retinici, riempiendo quindi il vuoto lasciato dal fotorecettori dell'occhio.
I ricercatori hanno impiantato il dispositivo negli occhi di topi da laboratorio allevati per sviluppare un modello di roditore di degenerazione retinica. Dopo il processo di guarigione, che ha avuto 30 giorni in ratti, i ricercatori hanno testato la sensibilità erano essi alla luce, un test noto come riflesso pupillare e confrontato i risultati di ratti sani e ratti non trattati affetti da questa condizione.
Quando le luci basse erano di intensità di 1 lux, specie come la luna piena brillante, c'era poca differenza tra i topi trattati e non trattati, ma quando è stato aumentato il valore a circa 4-5 lux, la risposta pupillare dei ratti con l'impianto era quasi indistinguibili da quelle sane. I ratti sono stati sottoposti a verifica tra i 6 e 10 mesi, e l'impianto è stato ancora lavorando bene. Così, anche se sono necessarie ulteriori ricerche, ora abbiamo una soluzione testata praticabile. "Speriamo di replicare negli esseri umani gli ottimi risultati ottenuti nei modelli animali", dice uno dei ricercatori, oculista Grazia Pertile dal Sacro Cuore Don Calabria a Negrar"Abbiamo in programma di effettuare le prime prove umani nella seconda metà di quest'anno e raccogliere i risultati preliminari durante il 2018. Questo [impianto] potrebbe essere un punto di svolta nel trattamento delle malattie della retina estremamente debilitante".

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