NEW YORK, 15 agosto -E' caccia all'uomo a New York. La polizia è mobilitata alla ricerca del killer dell'imam della moschea di Ozone Park nel Queens e del suo assistente. Un agguato in pieno giorno che, secondo le ricostruzioni iniziali, sembra un'esecuzione: i due uomini, usciti dalla moschea, sono stati attaccati alle spalle e colpiti con spari alla testa. Sul movente ancora poche indicazioni: la polizia è cauta e esamina l'ipotesi rapina. Per la comunità islamica del Queens è "un crimine di odio" e puntano il dito contro Donald Trump - I residenti dell'area, però, non sono d'accordo con gli agenti. Decine di musulmani si sono riversati in strada nei pressi della sparatoria: per loro il movente è chiaro. Un crimine d'odio. Alcuni puntano il dito contro Donald Trump, accusato di aver creato un'atmosfera ostile nei confronti dei musulmani. "Con la sua retorica ha creato l'islamofobia" afferma Khairul Islam, che vive nelle vicinanze. "Aveva appeno finito di pregare. E' un crimine d'odio" denuncia Kobri Chowdhury, presidente di un'altra moschea nelle vicinanze.
L'imam arrivato due anni fa dal Bangladesh, "era rispettato da tutti" - L'imam Maulama Akonjee era un rispettato leader religioso fino dal suo arrivo negli Stati Uniti due anni fa dal Bangladesh. "Era un uomo umile, un imam modello" afferma Kobir Chowdhury, leader di un'altra moschea nelle vicinanze. Akonjee sarebbe dovuto partire per il Bangladesh fra 10 giorni per prendere parte al matrimonio di suo figlio. L'assistente Thara Uddin erano conosciuto per essere estremamente religioso e "non aveva problemi con nessuno" mette in evidenza il fratello Mashuk Uddin, precisando che il fratello è deceduto dopo quattro ore dall'agguato al Jamaica Hospital.
L'identikit del killer - Le indagini sono in corso. Il killer è descritto con occhiali e barba e, al momento dell'attacco, indossava pantaloncini corti e una maglietta blu scuro. Secondo le descrizioni diffuse, è di corporatura media, con occhiali e barba. Gli investigatori stanno esaminando le riprese delle telecamere vicino al luogo dell'agguato.
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