martedì 15 settembre 2015

RIFORME/ La minoranza dem lascia la riunione

Doris Lo Moro
ROMA, 15 settembre - Doris Lo Moro, unica esponente della minoranza interna presente al tavolo del Pd sulle riforme, ha lasciato la riunione. Ad un cronista che l'ha interpellata ha sottolineato che "c'è divergenza tra quello che viene comunicato all'esterno e quello che avviene nelle riunioni".  Non è saltato alcun tavolo: mi dispiace quello che dice la Lo Moro. Abbiamo lavorato seriamente per raggiungere un accordo su diversi punti" e "continueremo a lavorare", ha detto il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi.
"Ho lasciato la riunione - ha spiegato Lo Moro - perché non era efficace restarci. Il tavolo ha enucleato i temi di discussione che sono politici e richiedono una soluzione politica e non istituzionale". All'esponente della minoranza dem è stato chiesto se, a parte l'Articolo 2 del Ddl, fosse stata raggiunta un'intesa su altri punti, come le funzioni del Senato. "Sulle funzioni del Senato - ha replicato la senatrice - non c'è nessun accordo perché non ne abbiamo nemmeno parlato. Oggi i giornali scrivono che ieri c'è stato un accordo, ma ieri abbiamo parlato dell'Articolo 2 (composizione del Senato ndr) e non dell'Articolo 1 e delle funzioni del Senato". 
Nell'esame degli emendamenti alle riforme costituzionali in Commissione Affari costituzionali, saranno considerati inammissibili gli emendamenti all'Articolo 2, tranne il comma 5 modificato dalla Camera, a meno che non ci sia un accordo politico da parte di tutti i gruppi. Lo ha annunciato in Commissione la presidente Anna Finocchiaro. In Commissione è iniziata oggi l'illustrazione degli emendamenti da parte dei presentatori. All'inizio della seduta la presidente Anna Finocchiaro ha spiegato che i circa 2.800 emendamenti all'Articolo 2 del ddl Boschi saranno considerati inammissibili perché esso è stato votato in doppia lettura conforme sia dal Senato che alla Camera. L'Articolo 104 del regolamento di Palazzo Madama - ha ricordato la presidente della Commissione - permette di presentare emendamenti solo nelle parti del testo toccate da modifiche della Camera. Per questo motivo verranno ammessi gli emendamenti solo al comma 5 dell'Articolo 2, nel quale Montecitorio ha cambiato una preposizione ("nei" è diventato "dai"). Le modifiche ai testi approvati con doppia seduta conforme, ha sottolineato ancora Finocchiaro, sono modificabili solo se c'è l'accordo di tutti i gruppi parlamentari, secondo il principio del diritto parlamentare del 'nemine contradicente'.
'Il gruppo di Forza Italia al Senato è compatto su un'unica posizione e cioè l'opposizione netta alle riforme'. Così il capogruppo Romani ha smentito le indiscrezioni secondo cui 6-7 senatori azzurri non prenderebbero parte al voto mentre 3 o 4 voterebbero a favore'. Rischia intanto di slittare a dopo il 15 ottobre il voto di palazzo Madama sul caso del senatore di Ncd Bilardi: un rinvio che dipenderebbe dalla volontà del Pd di assicurarsi consensi in vista del voto sulle riforme. Calderoli (Lega) però assicura: 'I numeri per approvare la riforma del Senato non ci sono, lo capirebbe anche un bambino'.

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