Doris Lo Moro |
"Ho lasciato la riunione - ha spiegato Lo Moro - perché non era efficace restarci. Il tavolo ha enucleato i temi di discussione che sono politici e richiedono una soluzione politica e non istituzionale". All'esponente della minoranza dem è stato chiesto se, a parte l'Articolo 2 del Ddl, fosse stata raggiunta un'intesa su altri punti, come le funzioni del Senato. "Sulle funzioni del Senato - ha replicato la senatrice - non c'è nessun accordo perché non ne abbiamo nemmeno parlato. Oggi i giornali scrivono che ieri c'è stato un accordo, ma ieri abbiamo parlato dell'Articolo 2 (composizione del Senato ndr) e non dell'Articolo 1 e delle funzioni del Senato".
Nell'esame degli emendamenti alle riforme costituzionali in Commissione Affari costituzionali, saranno considerati inammissibili gli emendamenti all'Articolo 2, tranne il comma 5 modificato dalla Camera, a meno che non ci sia un accordo politico da parte di tutti i gruppi. Lo ha annunciato in Commissione la presidente Anna Finocchiaro. In Commissione è iniziata oggi l'illustrazione degli emendamenti da parte dei presentatori. All'inizio della seduta la presidente Anna Finocchiaro ha spiegato che i circa 2.800 emendamenti all'Articolo 2 del ddl Boschi saranno considerati inammissibili perché esso è stato votato in doppia lettura conforme sia dal Senato che alla Camera. L'Articolo 104 del regolamento di Palazzo Madama - ha ricordato la presidente della Commissione - permette di presentare emendamenti solo nelle parti del testo toccate da modifiche della Camera. Per questo motivo verranno ammessi gli emendamenti solo al comma 5 dell'Articolo 2, nel quale Montecitorio ha cambiato una preposizione ("nei" è diventato "dai"). Le modifiche ai testi approvati con doppia seduta conforme, ha sottolineato ancora Finocchiaro, sono modificabili solo se c'è l'accordo di tutti i gruppi parlamentari, secondo il principio del diritto parlamentare del 'nemine contradicente'.
'Il gruppo di Forza Italia al Senato è compatto su un'unica posizione e cioè l'opposizione netta alle riforme'. Così il capogruppo Romani ha smentito le indiscrezioni secondo cui 6-7 senatori azzurri non prenderebbero parte al voto mentre 3 o 4 voterebbero a favore'. Rischia intanto di slittare a dopo il 15 ottobre il voto di palazzo Madama sul caso del senatore di Ncd Bilardi: un rinvio che dipenderebbe dalla volontà del Pd di assicurarsi consensi in vista del voto sulle riforme. Calderoli (Lega) però assicura: 'I numeri per approvare la riforma del Senato non ci sono, lo capirebbe anche un bambino'.
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