ROMA, 14 agosto - È allarme depurazione nei mari italiani: c'è un punto inquinato ogni 62 chilometri di costa. E non va meglio sul fronte della legalità, con 40 infrazioni accertate nel 2014 nei mari e nelle coste del Belpaese. A tracciare il quadro è Legambiente, che ha presentato il bilancio finale di Goletta Verde 2015.
Meteo e caratteristiche morfologiche delle varie regioni non consentono una classifica nazionale, ma i dati confermano ancora una volta la buona performance della Sardegna, con qualche criticità riscontrata solo in corrispondenza di foci di fiumi o canali. Poco inquinamento anche nelle regioni dell’alto Adriatico (Veneto e Friuli Venezia Giulia). Problemi invece lungo le coste di Marche e Abruzzo, penalizzate anche dall’elevato numero di corsi d’acqua, canali e fossi che sfociano in mare. Situazione difficile in Sicilia: su 26 punti monitorati ben 14 sono risultati inquinati o fortemente inquinati.
"Il problema più grande è costituito dagli scarichi non depurati – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. Questi attraverso fiumi, fossi e piccoli canali si riversano direttamente in mare: sono il 42% degli scarichi fognari del nostro Paese". L’Italia è già stata condannata due volte dalla Commissione europea, nel 2012 e nel 2014 per questo deficit depurativo. Le Regioni maggiormente interessate sono la Campania, la Sicilia, e la Calabria. Le regioni costiere più virtuose sono il Veneto, la Toscana e il Friuli Venezia Giulia.
Il 50% dei punti inquinati sono presso spiagge (quasi sempre libere) con un'alta affluenza di bagnanti, dove di fatto la balneazione è abituale. Dei 120 punti inquinati e fortemente inquinati secondo il giudizio di Goletta Verde, ben il 49% risulta non campionato dalle autorità competenti, cioè non sottoposto a nessun tipo di controllo sanitario. Addirittura il 38% dei punti scovati dai tecnici di Legambiente, nel Portale delle Acque del Ministero della Salute risulterebbero balneabili, talvolta in classe eccellente.
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