mercoledì 19 ottobre 2016

FRODE FISCALE, Diana Bracco condannata a 2 anni

MILANO, 19 ottobre - Diana Bracco, ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Expo 2015 spa, nonché presidente dell'omonimo gruppo, è stata condannata a due anni di reclusione per frode fiscale e appropriazione indebita dal Tribunale di Milano. Secondo l'accusa, l'industriale, che avrebbe commesso i reati in qualità di presidente del Cda della Bracco spa, avrebbe realizzato una frode fiscale da oltre un milione di euro.  Il pm di Milano Giordano Baggio, titolare dell'inchiesta, aveva chiesto per l'industriale una condanna a un anno e tre mesi, mentre il giudice della seconda sezione penale Giorgia Carbone l'ha condannata a 2 anni riconoscendole, comunque, le attenuanti, la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna. Comminate, invece, le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici, per un anno e 6 mesi. In particolare, la frode fiscale, sempre secondo l'accusa, sarebbe stata realizzata da Bracco abbattendo l'imponibile attraverso fatture per spese personali, come la manutenzione di una barca o di case in celebri località turistiche, fatte confluire sui bilanci delle società del gruppo Bracco. Il Tribunale con la sentenza ha dichiarato anche la prescrizione per i fatti "dell'annualità 2008", così come per le fatture emesse dall'aprile 2008. Il giudice, tra l'altro, ha condannato anche a un anno e 6 mesi (il pm aveva chiesto 9 mesi) Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazione Archilabo di Monza e architetti di fiducia dell'industriale. Anche a loro sono state riconosciute le attenuanti generiche, la sospensione condizionale e la non menzione (le motivazioni del verdetto tra 90 giorni). Il presidente del Cda della Bracco Real Estate Srl, Pietro Mascherpa, invece, aveva già patteggiato davanti al gup una multa da 45mila euro. Nell'ambito dell'indagine erano finite sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, che hanno eseguito nel marzo 2015 anche un sequestro preventivo di un milione e 42mila euro (somma poi dissequestrata), fatture per un totale di oltre tre milioni di euro emesse dai due architetti per i lavori in cinque case di proprietà dell'ex vicepresidente di Confindustria. Secondo le accuse, le fatture per lavori di ristrutturazione e riqualificazione venivano emesse con false causali, facendole risultare come pagamenti di forniture o prestazioni per aziende del gruppo. In questo modo, sempre stando alle indagini, sarebbero stati indicati "nelle dichiarazioni dei redditi e Iva delle società Bracco Spa, Bracco Imaging Spa, Bracco Real Estate Srl, Spin Spa e Ceber Srl", relative agli anni tra il 2008 e il 2013, "elementi passivi fittizi per complessivi euro 3.064.435 con un'imposta evasa complessiva ai fini Ires e Iva di euro 1.042.114,70".

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