LONDRA, 15 giugno - Le autorità non si aspettano di trovare altre persone vive all'interno della torre andata a fuoco la scorsa notte a Londra. Lo ha detto il capo dei vigili del fuoco, aggiungendo che ancora «sinceramente non sanno» quante sono le vittime e che ci vorranno settimane per bonificare tutto l'edificio. L'ultimo bilancio aggiornato racconta di almeno 12 morti e decine di feriti, la vita di 18 dei quali resta in pericolo. Ma sono «molti», nelle parole del sindaco Sadiq Khan, coloro che mancano tuttora all'appello. Inclusi almeno due italiani (Gloria Trevisan e Marco Gottardi, una giovane coppia di veneti).
Sono ancora decine i dispersi. Nelle ultime ore si sono moltiplicati gli appelli e le telefonate di amici e parenti che hanno tentato di recuperare notizie su quanti mancano all'appello, casomai chiedendo se fossero fra gli sfollati evacuati dall'edificio e ospitati in uno dei centri che sono stati predisposti a North Kensington dopo la tragedia. I pompieri hanno lavorato per tutta la notte all'interno della torre, dove alcune parti dell'edificio hanno continuato a bruciare, e dopo la fase di soccorso si è passati a quella di recupero dei corpi delle vittime.
Fra le famiglie residenti c'erano molti bambini. Alcuni - si racconta - sono stati lanciati dalle finestre da genitori disperatamente protesi a cercare di sottrarli alle fiamme. Così come pare abbiano fatto pure taluni adulti, in un 'alvearè dove non mancavano «anziani e invalidi», mormora Samia Badani, inquilina superstite.
Per molti é stata una trappola mortale. Per la gente del quartiere - una comunità multietnica e multi religiosa con parecchi musulmani rimasti fortunatamente in piedi fino a tardi la notte scorsa per la cena del Ramadan - anche una tragedia annunciata fra la case di North Kensington: ai margini, davvero ai margini, dello scintillante miglio d'oro della municipalità di Kensington and Chelsea e del borgo di Notting Hill. Tutto è cominciato verso l'una di notte ora locale, poco dopo le 2 in Italia, quando é scattato l'allarme del primo focolaio. I pompieri sono arrivati nel giro di 6 minuti: oltre 200 alla fine, con una quarantina di mezzi e autoscale.
Ma il fuoco é stato più veloce e si è propagato come se quel palazzo fosse un grande scatolone di cartone. Nel giro di 20 minuti lo aveva avvolto tutto, fino in cima: una torcia infernale accesa nel buio. Da brividi le testimonianze di chi ha assistito con i propri occhi a una scena che ha riportato la paura nella capitale britannica, anche se questa volta il terrorismo non c'entra a quanto pare. Le grida di paura, le invocazioni di aiuto, le persone affacciate ai davanzali, o appese a lenzuola intrecciate sono state viste e udite da tanti.
Mentre i detriti e qualche disperato precipitavano dall'alto, sullo sfondo del timore di un collasso totale d'una costruzione ridotta gradualmente a scheletro annerito, come in una sorta di flashback in dimensione ridotta della tragedia delle Torri Gemelle di New York. Le ultime fiammate hanno continuato ad ardere per tutto il giorno, nonostante i continui getti d'acqua. Mentre i numeri dell'orrore restano provvisori. Scotland Yard fa sapere che i morti sono destinati ad aumentare.
Dei 34 feriti rimasti in ospedale, metà sono gravi. Ma è soprattutto il numero dei dispersi a pesare. Poiché i vigili del fuoco guidati dalla volitiva comandante del dipartimento di Londra, Dany Cotton, non hanno potuto ancora farsi largo in una ventina dei circa 120 appartamenti della torre. Né si sa con esattezza quanti degli abitanti censiti, fra 400 e 600, fossero in casa l'altra notte. Ma le fiammate più durature rischiano di essere quelle delle polemiche e degli interrogativi sulla sicurezza.
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