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mercoledì 6 gennaio 2016

La CINA svaluta lo yuan, cedono le BORSE europee


SHANGHAI, 6 genaio - La banca centrale cinese ha svalutato a sorpresa lo yuan fissandolo a 6,5314 rispetto al dollaro (-0,22%), il livello più basso dall'aprile 2011. La mossa dell'istituto centrale, che segue quella di agosto, avviene dopo che nei giorni scorsi le autorità erano intervenute sul mercato per provare a fermare la volatilità. Dopo la decisione di oggi è sceso anche lo yuan offshore quotato a Hong Kong a 6,6964.
La svalutazione della moneta cinese, pesa sui listini europei, insieme alla situazione geo-politica, con la crisi tra Arabia e Iran e gli esperimenti nucleari in Corea del Nord. Con i futures Usa in calo cedono Milano (-2%), Parigi (-1,77%) e Francoforte (-1,7%). A soffrire sono i settori più esposti verso l'economia cinese, dalle auto con Fca (-4,66%), Peugeot (-4,07%), Daimler (e Bmw (-3% entrambe) alle materie prime, con Bhp Billiton (-5,51%) e ArcelorMittal (-5%). Azzera il rialzo anche Ferrari (-0,16% a 44,49 euro), unico titolo finora positivo.

giovedì 13 agosto 2015

ECONOMIA/ YUAN, terza svalutazione, la Cina insiste


PECHINO, 13 agosto - Nuovo deprezzamento dello yuan per il terzo giorno consecutivo di un ulteriore 1,1% rispetto al dollaro. La People's Bank of China ha fissato il cambio della valuta cinese a 6,401 contro la moneta Usa. Mercoledì lo yuan aveva chiuso a 6,387. Il valore fissato dalla Pboc è quello medio intorno al quale può oscillare del più o meno 2%.

mercoledì 12 agosto 2015

Economia/ La CINA abbassa ancora il valore dello yuan


PECHINO - Lo yuan, la valuta cinese, si è ulteriormente indebolita all'apertura dei mercati asiatici, dopo la svalutazione record di martedì. La banca centrale cinese, la People's Bank of China, ha infatti "limato" ulteriormente il valore di riferimento dello yuan, abbassandolo di un ulteriore 1,62%  dopo il taglio di martedì che è stato dell'1,9%. A risentire della svalutazione sono soprattutto i prezzi delle materie prime: petrolio e minerali fino a ora inghiottiti in maniera crescente dalla "fabbrica del mondo" ma in alto alla catena soffrono sui mercati occidentali i produttori dei beni di lusso richiesti dalla nuova oligarchia cinese: auto, moda e gioielli. 
La mossa inoltre rischia di far scattare una "guerra di valute" fino a ora limitata a una guerriglia che ha visto scendere anche le monete di Australia, Sud Corea e Singapore.
Dall'economia cinese arrivano intanto nuovi segnali di rallentamento, con la produzione industriale che, secondo i dati dell'Ufficio di statistica, è cresciuta del 6% dopo il 6,8% di giugno e contro una stima degli analisti pari al 6,6%. Dall'inizio dell'anno gli investimenti in attività immobilizzate sono saliti dell'11,2%, il passo più lento dal 2000. Già da tempo in difficoltà l'export, mentre crescono i timori sulla effettiva possibilità di raggiungere una crescita del 7% nel 2015.